Gioaccardo – Giordano Accardo, una specie di local hero

I Gioaccardo sono una band emergente vigevanese composta da Alessandro Carnevale, Guido Ghilardi, Marco Mossi, Mattia Frison e Giovanni Graziano. Hanno da poco inciso il loro primo disco, “Charles” – prodotto da Abnegat Records, edizioni Niegazowana/Picane, management/booking Officina Concerti – disponibile ai concerti e su iTunes.

Partiamo dal classico, ma sempre di moda: come mai il nome “Gioaccardo”?
Dopo un paio di mesi di prove incessanti e già alle prese con il nostro primo live da affrontare dovevamo ancora scegliere un nome. Non volevamo testimoniare niente di particolare, non ci avevamo mai pensato. La nostra prima urgenza è sempre stata quella di suonare e basta. Allora abbiamo scelto di dedicarci a un nostro amico, Giordano Accardo, una specie di local hero per la vigevano degli anni 00. Ci è piaciuto e l’abbiamo tenuto.

Il vostro disco, “Charles”, è appena uscito; come ha reagito il pubblico?
Il pubblico sembra reagire di volta in volta molto bene. Siamo giunti alla quinta data del nostro “minitour” e i responsi sono stati in generale positivi. Quelli più critici nei confronti di “Charles” sono di gran lunga i Gioaccardo stessi!

Parliamo di collaborazioni. Con chi vi piacerebbe duettare, in futuro, se si presentasse l’opportunità?
Non ci abbiamo mai pensato. I nostri gusti sono talmente vari che spazieremmo molto. Io [Alessandro] mentre rispondo a queste domande per esempio mi sto divorando gli MGMT e Bon Iver.

Chi è che, prevalentemente, scrive i testi delle canzoni? E a chi/che cosa vi ispirate?
Chi scrive prevalentemente i testi siamo io e Marco, il cantante. Ma se in generale l’idea strumentale parte da me o da Guido in sala prove, poi lo sviluppo è democratico. Il più delle volte comunque tendiamo a scartare i pezzi.

Il web al giorno d’oggi per una band emergente è fondamentale. Pensate che sia un bene? Cosa fate voi per farvi conoscere?
Internet fondamentalmente è una risorsa e una figata. Compresi i social network. Inutile fare gli ipocriti: sono divertenti e utili, nonché uno strumento per arrivare a molte persone. Come tutti gli strumenti non sono né giusti né sbagliati in sé, ma può essere giusto o sbagliato il modo in cui vengono usati. O meglio, criticabile o meno. Noi non siamo molto autoreferenziali e detestiamo lo spam, il “rompere i coglioni”. Mettiamo a disposizione tutto o quasi quello che facciamo. Ci sembra già moltissimo.


Fate un salto nella loro pagina facebook
Sara Picello

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