Stereotype: “Ci siamo unite per fare musica”

Abbiamo conosciuto le Stereotype in occasione della tappa a Cesena del “Fuoco e Fiamme tour” lo scorso 26 gennaio e subito le abbiamo prese in simpatia, visto che raramente ci capita di assistere alla performance di una band al femminile aprire un concerto. Ecco cosa è uscito dalla chiacchierata fatta con loro:

stereotype

Ciao, ragazze! Le nostre interviste si aprono sempre con la domanda sul nome: come mai Stereotype?
Ciao a voi! Il nome Stereotype – si scrive con la y, ma si pronuncia con la i – risale alle origini del gruppo. Lo propose Susanna e prima di tutto sta a indicare lo stereotipo che c’è sui gruppi composti da sole donne: noi non vogliamo promuovere nessuna rivendicazione stile femministe arrabbiate o abusare di un’iper femminilizzazione, vogliamo solo suonare e farci conoscere per la nostra musica. Stereotype vuol dire questo.
Nel nome poi c’è il concetto di “tipe”, “stereo”, “tape”… lega bene l’essere ragazze e fare musica!

Da quanto tempo suonate insieme? E come vi siete conosciute?
Il progetto Stereotype è nato nel 2007 dall’incontro tra Susanna, la chitarrista, e Betta, la batterista. Entrambe lavoravano in una scuola di musica e dopo un po’ siamo arrivate io, Anna, alla voce, e con l’ingaggio di Giulia ‘Lanza’ al basso si è completata la formazione odierna.
A differenza di molti gruppi, noi ci siamo unite per fare musica, l’amicizia è arrivata dopo. Questo comporta un approccio diverso al lavoro: ognuna porta dentro le proprie esperienze, tutte molto diverse tra loro e con evoluzioni separate.

C’è qualcuno a cui vi ispirate? Se sì: chi?
Le fonti d’ispirazione sono diverse, quindi ognuna ha le sue. Io per scrivere i testi faccio riferimento ai miei studi classici e mi piacciono anche i cantautori italiani, quelli del passato. Susanna, che compone le musiche, ascolta molto rock – tra gli altri The Music, Killers, Gossip – ma poi rielabora tutto in modo personale. Betta adora i Muse e Giulia è per l’alternative rock e la musica elettronica.
Più d’ispirazione si tratta di spunti e punti di partenza. In generale non credo ci sia un artista o gruppo che ci rappresenti.

Parlateci un po’ del vostro disco uscito da poco. Cosa deve aspettarsi il pubblico?
906090 è stato un lungo parto, ma siamo davvero soddisfatte del risultato. Il disco è composto da 13 brani originali che prendono spunto dal mito, dalla letteratura e dall’arte per parlare di quotidianità. Le sonorità vanno dal pop al rock, con parentesi elettroniche e acustiche, a volte anche all’interno dello stesso pezzo. Per la copertina e il titolo abbiamo scelto di giocare sullo stereotipo della donna perfetta, “barbificata” che contrasta, speriamo, con il contenuto riflessivo e intimo del disco.
Da un punto di vista genealogico 906090 è coprodotto e distribuito dalla storica etichetta indipendente Mescal, è stato registrato al Barchessa Recording Studio di Rubiera e masterizzato da Antonio Baglio al Nautilus di Milano. Oltre nei negozi, il disco è in uscita anche nei digital store.

Ma è fantastico tutto ciò! Ma chi scrive i testi?
I testi di 906090 li ho scritti io: non avevo mai scritto canzoni prima di incontrare le Stereotype. La cosa è nata spontaneamente ed è stata subito una sfida. Proviamo, buttiamoci, mi sono detta. Ho cominciato a scrivere a scuola nelle ore di matematica e scienze; rielaboravo le storie che avevo studiato l’ora prima o quelle dell’interrogazione del giorno dopo. Così sono nati Euridice, Penelope, pezzi tratti da Leopardi e Verga. In compenso non so le tabelline. È sorprendente vedere come testi risalenti a epoche anche molto distanti dalla nostra mantengano sempre la loro forza e la loro attualità. Credo che una canzone scritta bene possa ottenere la stessa valenza.

Con chi vi piacerebbe duettare se si presentasse l’occasione?
Stiamo provando a scrivere canzoni a due mani, con artisti del background italiano: per duettare è necessario unire due teste, se non di più, e non sempre è facile. In questi anni abbiamo aperto concerti di Omar Pedrini, Antonella Ruggiero, Natalie, Le Strisce, dietro le quinte con alcuni di loro ci siamo trovate davvero bene, ma dividere il palco è un’altra storia, deve esserci un ottimo feeling.
Tra gli stranieri ci piacciono molto i Kings of Leon: sono un gruppo giovane che ha trovato la propria strada nel rock.

L’Italia non è sicuramente famosa per le “girl band”. In una scena musicale come la nostra, dove i ragazzi fanno da padroni nella lotta al successo, vi siete mai sentite “discriminate” perché appunto donne?
Un po’ di discriminazione c’è e non solo in Italia. Ci sono molto preconcetti sulle band formate da sole donne, le “girl band”, e la scena internazionale non restituisce una prospettiva positiva, basti vedere quanti e quali gruppi femminili hanno successo. Tuttavia, in qualche caso, essere donne ha permesso di farci notare e trattare con maggiore riguardo. Una volta sul palco che tu sia donna o uomo ha meno importanza: il pubblico ti valuta in base alla tua musica.

Quali sono i vostri prossimi impegni?
Dall’inizio dell’anno stiamo promuovendo il nuovo disco. Abbiamo in programma qualche intervista in radio e tv, un flash mob a Modena il 17 marzo e siamo in giro con un mini tour. Il 5 marzo saremo a La Botte di Pavullo (Mo), l’8 marzo al Sam Store di Bologna con i Modena City Ramblers, il 9 marzo all’Italghisa di Reggio Emilia, il 22 marzo al Caffè del Teatro di Fiorano (Mo) e il 6 aprile abbiamo il release party di 906090 a I Vizi del Pellicano di Correggio. Ma le date sono in continua evoluzione, chi vuole restare aggiornato può seguirci su Facebook (www.facebook.com/lestereotype) e Twitter (https://twitter.com/lestereotype).

Valentina Pesenti

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