Recensione: One Direction – Made in the a.m.

Lo scorso 13 novembre sulla scena pop mondiale sono comparsi due album tra i più attesi di questo 2015. Noi di Brainstorming li abbiamo ascoltati entrambi e oggi vi parliamo del primo: “Made in the a.m.” degli One Direction.

Non ci dilungheremo molto con la loro biografia, perché solo se siete stati su un altro pianeta negli ultimi cinque anni non sapete di chi stiamo parlando. Arriviamo subito al dunque: questo è il primo album da quando Zayn Malik, il bel tenebroso del gruppo, ha lasciato la band lo scorso marzo, prima che iniziassero a lavorare su questo nuovo progetto. Per i quattro ragazzi anglo-irlandesi questo disco rappresenta quindi una prova del nove, per capire se anche con un componente in meno la loro avventura può continuare, soprattutto dopo la pausa che hanno deciso di prendersi nel 2016, e secondo alcuni rumors destinata a prolungarsi per parte dell’anno successivo.

One Direction Made in the a.m.

One Direction

Come ci hanno abituato fin dal primo album “Up all night”, anche di questo esistono diverse versioni quali “standard”, ”deluxe” e “ultimate fan edition” quest’ultime con quattro canzoni bonus, un booklet ricco di foto e dediche scritte dagli stessi componenti. Se dovessimo fare dei paragoni “Made in the A.M” ha molto in comune con la musica di Robbie Williams, Coldplay, Michael Bublè e i Backstreet boys.

One Direction

Ecco le 17 canzoni che compongono la tracklist:

Hey Angel

Drag Me Down

Perfect

Infinity

End of the Day

 If I Could Fly

 Long Way Down

Never Enough

Olivia

What a Feeling

Love You, Goodbye

I Want To Write You A Song

History

Temporary Fix

Walking In The Wind

Wolves

A.M.

 

Ad ora i singoli estratti sono stati “Drag me down”, uno dei pezzi più radiofonici, e “Perfect” scritta da Harry Styles pare per la sua ex Taylor Swift, visti i riferimenti ad incontri segreti nelle camere degli hotel e paparazzi appostati.

Facile intuire come l’amore in tutte le sue sfaccettature sia al centro della maggior parte delle canzoni, come è lecito aspettarsi da una boyband, ma non per questo bisogna marcarlo come un lavoro banale perché al contrario è uno di quei dischi che acquisisce quel qualcosa in più ascolto dopo ascolto. Le ballate la fanno da padrone: “If I Could fly” è molto intima con voce e pianoforte, “I Want to Write You A Song” è una delle più belle per la semplicità del sound proprio come l’acustica, “Long Way Down” invece lascia addosso un po’ di malinconia per il modo in cui è interpretata ed è anche questo che la rende una delle preferite;  a queste si contrappongono “Never Enough” con un ritmo molto ‘80s e “History”, dal sapore folk che sembra raccontare la storia della band.

Se i temi trattati sono a grandi linee gli stessi presenti nei precedenti album, un discorso a parte va riservato al sound che si fa a tratti rock, più sperimentale questa volta, quasi a rappresentare una base su cui lavorare a pausa conclusa per abbandonare definitivamente l’etichetta di band per teenager.

Fin dall’inizio gli One Direction sono stati bersaglio di feroci pregiudizi, perché essere una boyband che esce da un talent show viene visto come il male assoluto dai cultori della musica; puoi infrangere tutti i record possibili e immaginabili, vendere milioni di dischi in tutto il mondo, ma troverai sempre chi storcerà il naso. “Made in the a.m.” può essere il disco giusto per far ricredere alcuni di loro, specie se quello che si sta cercando sono nuove canzoni del pop più tradizionale. Con me ci sono riusciti circa un anno e mezzo fa nonostante “Four”, il disco precedente, sia quello che ha venduto ed è stato apprezzato meno. Perché quindi non concedergli una possibilità? Anche in quattro restano una bella macchina da guerra!

 

Valentina Pesenti

 

 

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