Sónar: musica elettronica e non solo

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Il Sónar non è solo un evento di musica elettronica, è molto più di questo. È un’onda che travolge Barcellona per una settimana intera. Arriva sempre in quel periodo di penombra climatica in cui la primavera porta già le vesti dell’estate. Quell’onda si è infranta poco più di una settimana fa e già ne sento la mancanza.

Il Sónar quest’anno si è svolto tra il 16 e il 18 giugno, giungendo orgogliosamente alla sua 23esima edizione. Durante l’intera settimana, grazie anche alle attività parallele del Sonar Off, esterne al cartello ufficiale, la città pullula di turisti dell’industria del divertimento, gli open-air e le feste iniziano a moltiplicarsi rapidamente, le spiagge iniziano a riempirsi.

Secondo l’organizzazione il festival ha un impatto di 124 milioni sul Pil della città, di cui 75 milioni attribuibili alle attività parallele, culturali e musicali. Quest’anno ha attratto 115.500 persone provenienti da 101 paesi diversi durante i suoi tre giorni di attività sfrenata.

Le attività si dividono tra due grandi ubicazioni: il Sónar de Día, localizzato nella Fira Montjuïc, e il Sónar de Noche, nella Fira Gran Via de L’Hospitalet, raggiungibile in treno.

S’inizia il giovedì con il Sónar de día. Contemporaneamente si celebra il Sónar+D: è un congresso internazionale che unisce un congiunto di attività aventi tutte la stessa caratteristica, ovvero la relazione che intercorre tra creatività, tecnologia e trasformazione digitale. Riunisce esperti di tutto il mondo i quali presentano iniziative che daranno forma alle future esperienze creative nell’ambito della musica, dell’immagine e dei contenuti interattivi. Si autodefinisce come un incontro con una messa a fuoco interdisciplinare e intersettoriale, che si rivolge agli esperti del settore. Tra i luminari invitati per l’occasione, il visionario Brian Eno.

Sónar de día e Sónar+D si ripetono ogni giorno fino al sabato.

La notte del giovedì ho avuto la fortuna di poter assistere al concerto inaugurale di Fatboy Slim. È bastato raccogliere trenta etichette di Estrella, la birra più bevuta qui nel capoluogo catalano, e via: entrata gratis. Indispensabile fu, ovviamente, la tempestività. È stato un ottimo pre-festa, che mi ha permesso tra l’altro di dedicarmi a qualche altra interessante proposta durante il Sónar de noche: dos pájaros de un tiro (sarebbe la versione spagnola del nostrano due piccioni con una fava).

Venerdì 17: Sónar de Noche

Cari amanti della musica elettronica, ora si inizia fare sul serio, perché con il Sónar Barcellona si trasforma nell’epicentro della miglior musica elettronica a livello internazionale.

Tra le parti più divertenti c’è sicuramente la seguente: tracciare un itinerario (sempre estremamente ottimista) con i propri compagni di giochi e cercare di rispettarlo. Destreggiarsi tra i quattro enormi stage e nuotare tra le moltitudini.

Al nostro arrivo James Blake presentava il suo nuovo album, dando un tocco soft al festival. Four Tet, intanto, a mezzanotte aveva già iniziato la sua maratona musicale lunga ben sette ore. Attenzione però, perché alle 01:30 parte Flume. Subito dopo di lui Mano Le Tough, che abbiamo dovuto salutare un poco prima del previsto perché alle 03:30 è stato il turno dell’immancabile Richie Hawtin (ndr: per dovere di cronaca mi sembra doveroso sottolineare che Richie ogni anno regala a Barcellona un open air gratuito di almeno due ore, generalmente il mercoledì. Tra le location che ha calpestato negli anni il Mercat de la Boqueria, il Parc de la Ciutadella, quest’anno lo skate parc di Badalona…).

Poi Kölsch, Ben UFO, The Martinez Brothers…immancabile el cierre – ovvero la chiusura – del catalano John Talabot, che ha accompagnato le prime luci dell’alba.

Sabato 18: Sónar de Noche

Fiore all’occhiello del sabato notte sono stati senza dubbio i leggendari New Order. Il gruppo, nato dalle ceneri dei Joy Division, ha concluso la sua esibizione proprio con un’emozionate versione di Love will tear us apart.

Per il resto l’offerta musicale è stata altrettanto spettacolare. Subito dopo i New Order ha preso le redini Coyu, nel frattempo Laurent Garnier aveva già iniziato – anche lui – la sua corsa musicale lunga sette ore, nello stesso stage in cui ha suonato Four Tet. Poi Eat Everything, Fatboy Slim che abbiamo potuto tralasciare avendo già sentito la sua sessione, per dedicarci al fortissimo Boys Noize. Immancabili Paco Osuna – inarrestabile! – e Ben Clock che ha chiuso le danze.

E ora? Ora non resta che fare il conto alla rovescia per il Sónar 2017.

Francesca Pani

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