Finley, certe emozioni non le dimentichi!

Farò una premessa: sono partita venerdì sera carica di incertezza, emozione, curiosità, perché non era la prima volta che assistevo ad un concerto dei Finley.
Era già successo, più di otto anni fa: era il lontano 14 giugno 2008, avevo tredici anni e stavo per assistere al primo vero concerto della mia vita.
Certe emozioni non te le dimentichi, neanche dopo tutti questi anni, neanche se – per un motivo o per un altro – ti sei un po’ allontanata da quella band che prima era tutto ciò a cui pensavi.

Siamo arrivate al Legend Club con un po’ di anticipo, per assaporare l’atmosfera, ma alle dieci e mezza, complice l’attesa e il loro non indifferente ritardo, la tensione nel locale si poteva tagliare con il coltello.
Finalmente, dopo un tempo all’apparenza infinito, si sono spente luci.
L’inizio è da brividi: ad uno ad uno salgono sul palco, salutano e si posizionano, poi iniziano a suonare.
Eccola lì, penso, la canzone che accomuna tutti i presenti, quel monito che da dieci anni a questa parte ci accompagna, più o meno consapevolmente. E non importa come si è arrivati lì, non importa se si è al primo concerto, al trentesimo o se si accompagna un’amica, quando Pedro inizia a cantare, non c’è nessuno che non ci creda profondamente: Tutto è possibile.
Si prosegue a ritmo serrato con Sole di settembre e Grief, entrambe tratte dal loro primo album, prima di passare a una delle canzoni più emozionanti e forse sottovalutate del loro repertorio: Per sempre.
Ma non c’è tempo da perdere, perché ad un concerto si vive tutto con una velocità e un’intensità quintuplicata, quindi la commozione lascia spazio all’energia incontrollabile che solo Diventerai una star sa tirare fuori, ora come allora.

Pic by Messy Mind design - Jacopo Belloni
Pic by Messy Mind design – Jacopo Belloni

Ricordo di aver pensato, ad un certo punto, che con il tempo sono migliorati, anche tecnicamente, e di essermi fermata un secondo per realizzare quanto fosse incredibile che ricordassi ancora le parole di ogni canzone, una per una, come se non avessi mai smesso di cantarle a squarcia gola.
Ricordo anche di essermi guardata attorno, perché il pubblico è sempre uno spettacolo da non sottovalutare.
Ecco, questo è tutto ciò che ricordo.
Poi, semplicemente, ho smesso di pensare e ho iniziato a cantare, saltare, ballare e fare tutto ciò che ad un concerto si può fare. In due parole? Lasciarsi andare.
Mi sono sentita come non mi sentivo da tempo, mi sono sentita a casa, in famiglia, perché i Finley hanno fatto una cosa che risulta difficile anche ai più grandi artisti: hanno azzerato ogni distanza.
Non esisteva un noi e un loro, eravamo una cosa sola, un unico enorme cuore pulsante che batteva allo stesso ritmo.
E quindi farò una cosa che non dovrei fare, una cosa che non ho mai fatto: smetterò di scrivere, non finirò questo articolo, perché io se qualcuno mi avesse detto tutto questo forse non ci avrei creduto.
Anzi, molto probabilmente non ci avrei creduto.
E’ qualcosa che va vissuto, va sentito, va realizzato in prima persona, quindi c’è solo una cosa che potete fare: non leggere una stupida recensione scritta da chissà chi, ma andare a comprarvi un biglietto.
Comprate un biglietto e fatevi trovare sotto il loro palco, i Finley faranno il resto.

Sara Picello

www.finley.it

https://www.facebook.com/messymind.design/

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