Moplen: “Ci lasciamo guidare da noi stessi”

I Moplen, gruppo padovano nato nel 2014, la musica la fanno per esigenza, “l’esigenza comunicativa che sta a monte sia dell’istinto sia dell’attività creativa in senso stretto”. Da questa nasce il loro album di esordio “Siamo solo animali”, pubblicato il 28 ottobre 2016 da La Fame Dischi, dal sound pop, unito al rock, arricchito da synth, che incita a seguire i propri istinti. In questa intervista ci siamo addentrati proprio in questo lavoro insieme a loro.

moplen

Partiamo dal principio: come vi siete conosciuti e com’è iniziata la vostra collaborazione?
Tutto è nato nel 2012 a Padova, quando Max e Novak – conosciutisi giocando al gioco di carte collezionabili Magic: The Gathering – decisero di partire con un progetto indie rock con testi in inglese e Ale si unì subito dopo come batterista. Con il passare del tempo, per esigenze espressive, si passò dall’inglese all’italiano e la parte musicale di conseguenza ebbe una svolta più pop, anche grazie all’arrivo ad inizio 2014 di Jesse e Digi.

Come mai la scelta del nome “Moplen”?
Ce lo ha consigliato un nostro amico. Il fatto che il carosello di Gino Bramieri descriveva il moplen come un prodotto leggero, inconfondibile e resistente ci ha subito colpiti, e abbiamo cercato di rispecchiare con la musica quello che il nome rappresentava.

“Siamo solo animali”, il vostro album di esordio, incita a seguire i propri istinti. Quindi anche lo stesso album è nato da un vostro istinto?
Si tende a porre troppa distanza al giorno d’oggi tra cuore e cervello, tra istinto e capacità decisionale: a noi piace lasciarci guidare da noi stessi, da quello che proviamo, da come ci relazioniamo con il mondo. Le canzoni che compongono l’album crediamo che rispecchino proprio questo: nascono da un’esigenza comunicativa che sta a monte sia dell’istinto sia dell’attività creativa in senso stretto, da una necessità che viene prima dell’istinto e prima del cervello. Come tutti, stiamo cercando noi stessi, e lo facciamo attraverso la musica.

Quanto è autobiografico l’album?
Alcune canzoni possono raccontare esperienze vissute in prima persona, altre sono legate a situazioni nelle quali magari non ci siamo mai trovati ad essere ma che riteniamo significative. In un certo senso, è come averle vissute tutte, direttamente o per empatia.

“Signorina” è il primo video estratto: come mai proprio questo brano? C’è un motivo preciso?
Insieme a Francesco Italiano e Giacomo Zavattoni di RC Waves, che lavorano con noi da un anno, abbiamo ritenuto “Signorina” il pezzo con più potenzialità come singolo per la sua versatilità: è una canzone orecchiabile, leggera ma ben arrangiata, con una linea vocale convincente e un testo apparentemente semplice, ma che si presta alle interpretazioni.

Restando in tema “Signorina”: questo brano parla di superficialità, in questo caso specifico applicata al difficile rapporto con una ragazza, ma estensibile a molte situazioni; questo è uno specchio della realtà vista dai vostri occhi? Qual è il messaggio che volete trasmettere?
Come detto sopra, lo spazio interpretativo in questo pezzo è ampio, e amiamo che sia così: non vogliamo insegnare niente a nessuno e riteniamo imprescindibile un confronto tra autore e ascoltatore, o in altre parole tra diverse prospettive.
Il rapporto tra due persone diventa complesso quando una delle due fa diventare l’altra lo stereotipo di se stessa: questa atteggiamento distrugge la flessibilità e il costante cambiamento che fa parte della vita. In un certo senso, questo è quello che fa il ragazzo in “Signorina”, ritenendo la fidanzata superficiale in base ai suoi modi di pensare o di agire: ma dentro ognuno di noi “c’è una festa”, se le si permette di uscire.

“Steso”, è una delle canzoni che mi ha colpito di più; io l’ho interpretata come un invito a non perdere tempo in cose inutili ed a cercare sempre cose che stimolino un certo interesse ed anche curiosità: è così?
Si può sicuramente interpretarla in questo modo. Il tentativo sarebbe quello di scrollarsi di dosso l’apatia che spesso ci blocca.

“Bisogna disprezzare ogni regola, essere uno sgambetto al dogma”.  Cosa significa questo per voi?
La frase in questione è un chiaro riferimento al movimento della Nouvelle Vague, che con spirito quasi verista contrastava la tendenza uniformante e moralizzatrice del restante panorama cinematografico francese attraverso la narrazione della realtà come essa era. Quella che sembra una frase provocatoria acquista in realtà grande importanza se si riflette sulla velocità con la quale una consuetudine – qualcosa che si ripete con buona frequenza per un certo periodo di tempo – diventa una regola o un dogma – qualcosa che classifica il resto come “sbagliato”, “inadeguato”. Questa idea di regola blocca la vitalità dell’arte, la sua possibilità di divenire qualcosa di diverso.

“Ma se al giorno d’oggi volessimo fare bella musica, a chi dovremmo ispirarci?” (Tratto da “Non giudico”). A chi vi ispirate voi, quindi?
A tutti così come a nessuno in particolare. Cerchiamo la sincerità e la leggerezza; sopratutto crediamo che ogni cosa possa brillare di luce propria se compresa nel suo “habitat naturale”.

A questo proposito, “Battisti” merita particolare attenzione: a parte il chiaro omaggio al grande Lucio (“Dieci ragazze” ne è l’esempio lampante), cosa ci volete far intendere con questo brano?
Qualsiasi cosa può salvarci dall’apatia, anche un pezzo di Battisti. Ma se anche il piacere diventa un’abitudine, la sua energia cessa di esistere: paradossalmente, a volte si cerca di uscire dalla noia con rituali ripetitivi e in ultima analisi essenzialmente identici a ciò da cui si fuggiva in principio. Non bisogna mai fermarsi nè smettere di riconsiderare se stessi.

In definitiva, del vostro lavoro cosa vorreste che arrivasse agli ascoltatori? E cosa vorreste che si dicesse di voi?
A noi piace considerarci a metà del lavoro: l’altra metà spetta a chi ascolta i Moplen. Vorremmo che chi ci ascolti si possa divertire, che viva dei bei momenti ai nostri concerti, ma anche che si misuri in qualche modo con le nostre canzoni, che queste lo aiutino – ma con leggerezza – a porsi delle domande, a capire se stesso e il suo posto nel mondo. Ma è una ricerca personale che la nostra musica possiamo solo sperare invogli a compiere: non possiamo di certo insegnare niente a nessuno!

Per quanto riguarda il futuro, quali sono i vostri progetti? Ci sarà un tour a breve?
Speriamo di poter condividere con più persone possibile la nostra musica e fare di questo il nostro lavoro. Sarebbe un sogno che si avvera!

Anna Gaia Cavallo

Link utili:
http://www.moplen.it/
Facebook

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