Face Pimp: “ la musica arriva dove la razionalità ci ferma”

Qualche settimana fa avete “ascoltato” e visto “Amèlie” con i nostri occhi, oggi invece sarà il suo autore, Face Pimp, a raccontarvi cosa si nasconde dietro la sua creazione!


Partiamo dal principio. Come ti sei avvicinato al mondo della musica?
Mi sono avvicinato al mondo della musica sin da bambino, l’influenza del grosso quantitativo di musica che si ascoltava in casa mia (italiana e non) ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo del mio interesse e della mia passione.

E come nasce, in particolare, il tuo amore per l’hip hop e l’r&b?
Sicuramente l’amore per l’Hip-Hop/R&B nasce dal fatto che è stato il metodo migliore che ho trovato per sfogare i miei pensieri quando ero più piccolo; quando mi sono avvicinato a questo ambiente da ascoltatore, nulla era in voga, quindi ho dedicato tempo alla ricerca che ha portato di riflesso l’aumento della passione. 

La magia di questa musica e dell’ambiente italiano che la circondava a metà anni 2000 mi ha reso sin da subito un collezionista e vero appassionato, ha addirittura creato delle amicizie che si sono consolidate nel tempo.

È stato da poco pubblicato il tuo nuovo album, “Amelie”. C’è uno storytelling, che fa da filo conduttore, legando tra di loro tutti i brani. Com’è nata questa idea?
L’idea è nata in corso di svolgimento, il filo conduttore tra i pezzi evidenzia gli aspetti intimi della storia che racconto e tocca ogni sfaccettatura del percorso di Amélie (e del mio). Sentivo il bisogno di far emergere in maniera esplicita gli alti e bassi dell’intera faccenda, ho quindi optato per qualcosa di diretto, come la voce di Amélie al telefono, alternata alle canzoni vere e proprie.

E, la stessa, può essere ricondotta alla volontà di raccontare, con questo album, una vera e propria storia, capace di arrivare al pubblico ed essere compresa da tutti?
L’idea è quella di raccontare una storia, si; ma ho notato che il metodo di lettura cambia da ascoltatore ad ascoltatore. Ognuno interpreta quindi “Amélie” a modo suo e ad essere sincero a me va bene anche così.
Protagonista è una storia d’amore. In tutte le sue sfaccettature negative, però: l’abbandono, le incomprensioni, le parole mancate, le bugie, la rabbia. A cosa è dovuta la scelta di raccontare la parte “oscura” dell’amore?

Lo stimolo che hanno su di me i sentimenti umani in chiave “negativa”, è indescrivibile. Ho una passione per i racconti tragici, per la poesia pessimista e per la musica triste.
Questo tipo di sensazioni smuovono in me un oceano di emozioni, a tal punto che al resto dei racconti, delle poesie e della musica risulto quasi indifferente totalmente.
Ho deciso quindi di dar voce anche al “lato” di cui non si parla quasi mai, perché resto dell’idea che non tutti sono sempre felici, e che qualcuno ha bisogno di ascoltare questa parte “oscura” per stare bene e per avere forti emozioni (me compreso).

Emergono, in alcuni brani, dei meccanismi mentali che, spesso, si innescano all’interno di una storia, ma di cui è difficile parlare: la inconsapevole ed inconscia necessità di farsi del male, l’incapacità di aprirsi e lasciarsi andare, il confine tra amore e possesso. Per te, quindi, la musica può essere uno strumento per dire ciò che, nella vita quotidiana, risulta difficile dire?
Si, la musica arriva con molta facilità dove la razionalità ci ferma nel quotidiano. Ne sono certo.

Alla fine, però, l’ultimo brano si conclude senza aver esplicato la decisione definitiva di Amelie. Quindi, a prescindere da quale fosse, è un modo per dire che anche una storia contorta, incerta, che porta apparentemente solo sofferenza, può andare a buon fine, o meglio, può non finire e, magari, addirittura migliorare con il tempo? È un messaggio di speranza?
La chiave di lettura è libera. Ognuno interpreta il finale di questa storia a modo suo.  Non posso raccontarti il mio, non vorrei influenzare chi legge o chi non ha ancora ascoltato.
E’ un messaggio di speranza, come chiedi, o è un tragico silenzio che accompagna una risposta che non ci sarà mai?

Nell’album c’è una collaborazione con Jade Rhaes: com’è nata?
La collaborazione con Jade Rhaes nasce spinta da una forte stima reciproca.
La sua voce è incantevole, non potevo non averla nel disco!

A giugno inizierà il tuo tour. Cosa ti aspetti?
Presenterò “Amélie” in alcune tappe, in giro per il nord Italia. Tutto questo è già qualcosa che non mi aspettavo.
Punterò a fare del mio meglio per offrire al pubblico uno show curato nei minimi dettagli, senza aspettative, solo con tanta voglia di fare bene.

Anna Gaia Cavallo
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