Finley: “Riusciamo a raccontarci, raccontando loro”

Sono tornati i Finley dopo cinque anni di silenzio discografico con il loro nuovo album, Armstrong. In una delle tante date dell’Armstrong Live Tour, che si è concluso da poco, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare Pedro che ci ha parlato del nuovo album e dei retroscena della band.

 

 

Questo periodo di silenzio non è stato vuoto, anzi è stato ricco di tanti eventi nella vostra vita personale che si riflettono sulla musica. Il tema principale di Armstrong è l’amore, mentre negli altri album erano presenti anche canzoni dedicate alla musica, ai fan o di rabbia nei confronti della società. E’ una scelta un po’ diversa rispetto al passato. Come mai?
Sicuramente gli eventi della nostra vita personale hanno influenzato molto la composizione dei brani del nostro album. E’ vero, hai centrato pienamente quello che è il focus.

Perché l’amore, oltre allo spazio e l’elettronica, è il filo conduttore di questo album. Forse “Keep Calm and Carry On” è l’unico brano che non comprende una sfera emotiva, ma rappresenta il nostro momento di frenesia e la voglia di uscire a tutti i costi probabilmente in modo sbagliato e prematuro.  “Keep Calm and Carry On” è stata una canzone che ha funzionato un po’ da mantra perché ci ha permesso di riprendere in mano quella che era la nostra vera anima e quello che volevamo portare in questo disco. Ci siamo detti: ragazzi, procedete con calma, mattone dopo mattone, costruite la vostra consapevolezza, e piano piano portate avanti le vostre idee senza lasciarvi prendere dalla frenesia. Quindi “Keep Calm and Carry On” è l’unico brano che non tocca le corde dell’amore insieme a “Zombie”.

Gli altri brani, chi più chi meno, hanno una sfera emotiva molto pronunciata. Toccano diversi aspetti: dall’amore più torbido, sexy e promiscuo di “Armstrong”, all’amore quello salvifico a cui ti aggrappi di “Pelledoca”, all’amore evocativo di “C’è una strada”. Ci sono tanti tipi di amore diversi e l’abbiamo voluto raccontare in modo diverso.

 

Inevitabilmente scrivendo canzoni, molto della propria vita finisce nelle mani di chi vi ascolta. Come ci si sente a mettersi a nudo di fronte agli altri?
Ci si sente benissimo!
Ci si sente benissimo quando hai fatto della sincerità e dell’onestà la tua vita. E’ bello raccontare alcuni aspetti di te, alcuni capiranno e altri no. Non è spiattellare completamente quello che sei, ma raccontare una parte di te e la cosa più bella è che chi ti ascolta può ritrovarsi all’interno delle frasi. Questa è la cosa più bella della musica: riuscire a leggere nei pensieri, come tanti di voi ci avete scritto. Leggere nei pensieri delle persone, quasi comunicare senza conoscere le loro vite e le loro cose più private perché riusciamo ad entrare nei loro cuori. Riusciamo a raccontarci, raccontando loro.

 

Qual è stata la canzone più difficile da pubblicare?
Be’ ce ne sono state molte in questo album. In particolare è stato difficile scegliere la tracklist dei brani che avrebbero composto Armstrong, ne abbiamo scritti davvero molti!

Abbiamo deciso e scelto non solo in base alla qualità del lavoro che avevamo effettuato, ma anche a una questione di integrità sonora e artistica per dare ad Armstrong un vestito più uniforme e sottolineare ancora di più il concept che avevamo in mente.

Forse tra questi brani, la canzone che ha avuto il processo più tortuoso è  “C’è una strada” perché ha cambiato pelle diverse volte.  Un altro brano con un processo simile è “Keep Calm and Carry On” perché non ha fatto subito breccia nei nostri cuori, ma ha avuto bisogno di tempo anche se alla fine è stato un brano decisivo per l’intero album. Un brano che avuto un processo tortuoso, non tanto di composizione, ma di inserimento nella tracklist è “Zombie”. E’ il primo brano che abbiamo prodotto, la prima stesura dell’album seguiva un po’ le tracce di Zombie, poi l’idea è cambiata e il brano è stato lasciato lì. Però alla fine abbiamo cercato di dare ad Armstrong quello che mancava e secondo noi mancava “Zombie”, una stilettata di ironia. Un brano più fresco, ballabile e che sicuramente fa la sua porca figura e comunque ha il suo ruolo importante all’interno di Armstrong, un disco intenso e molto emotivo.

Suonate insieme da 15 anni avete condiviso tanti momenti sia come musicisti che come persone. E’ cambiata la dinamica del gruppo dall’inizio? Se sì, come?
Sono cambiate molte cose ora siamo uomini con delle famiglie, prima eravamo dei ragazzi che vivevano al 100% la parte della composizione insieme. Ogni aspetto, non solo quello della composizione, era vissuto veramente con quattro teste e otto mani.

Ovviamente crescendo ognuno ha bisogno dei propri spazi, il contatto magari è giornaliero ma non fisico, quindi, obbiettivamente e sinceramente, sono cambiate un po’ le dinamiche. A leggerlo così potrebbe sembrare meno romantico, ma non lo è. Ognuno di noi è riuscito a specializzarsi nell’ambito che più gli compete; è riuscito a sviluppare ancora meglio la propria arte e il proprio approccio nei confronti della musica e la propria sfera in cui riesce ad eccellere. Chi nella scrittura, chi nella produzione, chi in entrambe, chi in altri aspetti soprattutto a livello di comunicazione quindi magari è meno coinvolto nell’aspetto compositivo ma poi partecipa in maniera produttiva a quella che è l’ultimazione e la finalizzazione dei brani.

L’altra cosa più importante è che a livello di cuore e di testa e soprattutto di amicizia c’è sempre un ottimo rapporto. Crescendo hai ancora più elementi per capire meglio l’altra persona, c’è più schiettezza e meno bisogno di girare intorno alle situazioni. Riusciamo a vivere il nostro rapporto con grandissimo equilibrio e con grandissimo amore perché ogni obbiettivo che riusciamo a centrare, ogni difficoltà la viviamo insieme, sempre.

 

Vi è mai capitato che sia stata proprio una frase scritta o detta dai vostri fan a darvi l’ispirazione per una canzone?
Possibile, ma ora non riesco a focalizzare quale potrebbe essere quel momento. Ho avuto diverse illuminazioni anche dettate da piccoli aspetti, da frasi lette sul libro o ad esempio un post che avevo scritto su Timeline. Mi aveva acceso una spia (intermittente) e aveva dato il via al processo di scrittura di “Fantasmi”. Oppure un post scritto da Dani tempo fa e condiviso con i fan sui social mi ha dato la scintilla per la scrittura e la composizione di “Keep Calm and Carry On”.

Lo stimolo, lo spunto, può essere più o meno nobile, può presentarsi in un vestito totalmente inaspettato e diverso però è solamente un amo, un qualcosa che dà il via al processo che deve essere seguito da una canalizzazione di energie, di sforzi, di input. Molte volte siamo distratti e non riusciamo a cogliere gli infiniti stimoli che ci arrivano. Non riusciamo a cogliere il momento e dare a quell’apparizione, quella vista, l’importanza adeguata però ci sono momenti in cui quell’intuizione e tutte quelle cose si uniscono e danno il via a un processo di scrittura che può durare poche ore, come giorni ma che poi definisce e dà vita a una canzone.

 

Voi siete una fonte di ispirazione per tanti giovani, avete preso in mano le vostre vite e portate avanti i vostri sogni nonostante  le difficoltà. Voi non solo cantante  “Se lo vuoi, tutto è possibile” ma lo dimostrate con i fatti.  Ma anche voi avrete dei momenti di grande sconforto, quando tutto va storto e non si sa che strada prendere. Come fate a superare quei momenti? Che consiglio potete dare ai ragazzi che si trovano in questa situazione?
I momenti di difficoltà sono difficili da superare per tutti.
Molti probabilmente penseranno “ma tu hai una vita strepitosa! Viaggi in giro per l’Italia; vivi di musica; fai il lavoro che adori con i tuoi amici, come fai ad avere situazioni di difficoltà? O come fai a stare male?”. Vi garantisco che indipendentemente dal proprio successo nel lavoro e nella vita o da una sfera di affetti stupenda, ognuno ha le proprie difficoltà e i propri momenti di down.

Quei momenti vanno affrontati con coraggio; vanno affrontati mettendoci ancora più energia e sfidando anche un po’ se stessi. Bisogna mettersi in discussione , perché se certi risultati e certi stati d’animo sono il frutto di determinate scelte e di determinate condotte, evidentemente va cambiato qualcosa. Il tutto va fatto con grande serenità senza pretendere la luna da noi stessi. Molto spesso scatta un circolo vizioso che diventa complicato da scacciare. Quando siamo giù pretendiamo molti di più da noi stessi, diventiamo veramente severi nei giudizi, e ogni aspetto del nostro carattere che prima affrontavamo con maggiore leggerezza considerandolo solo e unicamente come un piccolo difetto che ci caratterizzava e che ci rendeva anche divertenti poi non lo accettiamo più, diventa come un cane che si morde la coda ed è una situazione complicata da gestire.

La cosa che dico sempre è che bisogna cercare di concentrarsi e non disperdere le energie nelle cose meno importanti, dare tutte le nostre energie, cercare di dare il massimo senza al tempo stesso pretendere la luna.

 

L’anno prossimo, dopo undici anni, tornerete sul palco del Mamamia di Senigallia. Raccontaci l’aneddoto più buffo dell’ultima volta che avete suonato lì.
Sicuramente le serate al Mamamia sono state tra le più intense che ricordi, al tempo stesso intensità e ricordi non vanno molto d’accordo. Sono state due serate molto divertenti. La prima volta è stata nel lontano 2006 e ricordo un aftershow da panico. Nel 2007 identica situazione, ricordo il Mamamia estivo e ricordo una fuga notturna dal locale a oltre 200 all’ora in autostrada, perché il giorno dopo suonavamo a Rimini ed avevamo l’hotel lì. E’ stata veramente una pazza notte che probabilmente si ripeterà il 17 febbraio. Una festa sul palco, una festa nel backstage! Le serate al Mamamia rimangono indimenticabili nonostante i ricordi siano abbastanza offuscati. Quindi una serata da non perdere per tutti voi delle Marche e della Romagna, mi raccomando passate a trovarci!

 

Finley | MAMAMIA, Senigallia (AN)

Early Bird 10,00€ + d.d.p.

Ingresso in prevendita 12,00€ + d.d.p.
Ingresso in cassa 15,00€
Prevendite sul circuito Ciaoticket

 

 

Camilla Ortolani

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