Il Produttore, il racconto di Adam: «La passione è alla base di questo mestiere»

In questi giorni abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Adam produttore e compositore di musica elettronica che ci ha raccontato i segreti del suo mestiere.

Il produttore, il racconto di Adam

All’anagrafe Pietro Fedi, livornese classe ’92. Inizia la sua carriera musicale nel 2007, chitarrista e paroliere di un gruppo folk. Nel corso degli anni sperimenta diversi generi e nel 2012, dopo aver sciolto la band, si avvicina alla musica elettronica. Ha trovato la sua strada nei generi EDM e Big Room e oggi lavora come produttore all’interno della Adam Records.

il produttore adam

 

Ciao ADAM, è un piacere intervistarti. Parliamo un po’ del tuo lavoro: come sei diventato un produttore?

In famiglia si è sempre ascoltata tanta musica. Durante la mia crescita sono andato spesso alla ricerca di cose nuove e mi sono fatto una cultura molto ampia per quello che riguarda la diversità di generi musicali. Lo studio però, non ha mai fatto per me e da autodidatta ho cominciato a suonare strumenti che avevo ereditato da vecchi parenti. Col tempo ho sviluppato la capacità di ascoltare e ripetere sullo strumento, senza sapere nella teoria, cosa stessi effettivamente facendo.
Ho cominciato a scrivere musica nel 2008, ero chitarrista e paroliere di una band folk. Erano gli anni peggiori per la musica, il live stava morendo e i mezzi online per potersi far ascoltare erano troppo acerbi e soprattutto, non alla portata di tutti come oggi.
Nel 2012 dopo aver sciolto la band mi sono avvicinato alla musica elettronica, le prime serate da deejay, le prime feste, le prime produzioni digitali. Ho cominciato a lavorare con i software per la registrazione e produzione musicale, studiando online e perfezionandomi tentativo dopo tentativo.
Nel 2017 ho creato l’etichetta Adam Records e dietro ai riflettori, ho cominciato a scrivere musica per altri, fino all’arrivo del virus.

In che cosa consiste il lavoro del produttore?

La componente inventiva è fondamentale, ed altrettanto fondamentale l’orecchio da musicista. Il computer è una macchina perfetta, una volta scritta la traccia non dovrà essere suonata, non ci sarà margine di errore, quello che gli dici di fare viene fatto.
Lavoro con diversi generi, ma l’iter per arrivare al prodotto finale è quasi sempre lo stesso.
Suono la tastiera alla ricerca di una melodia ed una volta trovato un motivo vincente, scrivo su un foglio quella che sarà la struttura della mia nuova traccia. A quel punto, proprio come se stessi registrando, scrivo le diverse partiture di ogni strumento: batteria, basso, synth, effetti. Una volta soddisfatto dal risultato, lavoro sul mix ed infine al master per esportare la traccia al massimo della qualità.

Come scegli gli artisti con cui collaborare?

Non prendo da solo questo tipo di decisioni. Spesso arrivano richieste, altre volte è l’etichetta ad andare alla ricerca di nuovi artisti. Il Consiglio si ritrova per ascoltare le proposte e decide come muoversi; come ogni azienda miriamo al profitto e di conseguenza la domanda da porsi è sempre una e sempre la stessa: il prodotto è vendibile?

Il tuo lavoro ha risentito dell’emergenza coronavirus?

Il virus ha colpito fortemente il mondo della musica e dello spettacolo. Fortunatamente sono riuscito ha trovare un lato positivo nel periodo di quarantena. Come già detto scrivevo e producevo per terzi, poi il virus mi ha costretto a rimanere chiuso in casa e non avendo modo di occuparmi degli altri, ho cominciato a lavorare su me stesso. Nel giro di un mese sono passato da essere un “ghost producer” senza profili social, a pubblicare foto e canzoni a mio nome.

Che consiglio daresti a chi vuole intraprendere la carriera da produttore?

Come qualsiasi tipologia di forma artistica, se non si ha la passione, è inutile anche solo pensare di provarci. L’accessibilità agli strumenti del mestiere è aumentata incredibilmente negli ultimi anni. Tutti possono comprare un computer, un microfono e cominciare a fare musica. Questo non deve essere motivo di pensare che il lavoro sia altrettanto semplice. Bisogna investire su se stessi e poi pensare alle risorse economiche. Studiare, ascoltare, provare, sbattere la testa è fondamentale per la propria crescita. E’ l’unico modo per diventare uno tra i bravi e non uno tra i tanti.

 

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