LaRizzo, “Fogli che raccontano”: dieci brani che raccontano un percorso artistico

E’ uscito il 25 settembre “Fogli che raccontano“, il nuovo album de LaRizzo. Cantautrice di origine siciliana dallo stile raffinato ed elegante, una voce calda con sonorità che strizzano l’occhio al jazz, Alessandra Rizzo ricorda ciò che è stata Grazia Di Michele, raccontando però una storia nuova, la sua, attraverso questo nuovo lavoro.

LaRizzo

LaRizzo – Fogli che raccontano

Come lo descrive lei stessa, “Fogli che raccontano” è un viaggio. Un viaggio che racconta cronologicamente il suo percorso artistico: i 10 brani più rappresentativi della sua carriera, raccolti in ordine di scrittura. Le emozioni della cantautrice raccontate con raffinatezza ed eleganza attraverso la sua voce e delle sonorità cantautoriali che strizzano l’occhio al jazz e al blues. I testi appaiono semplici, ma diretti. Trasmettono immagini chiare: come dice lei stessa, “non devi interpretare, ma lasciarti solo guidare leggero“.

Apre l’album uno dei primi brani scritti dalla cantautrice: “Sono frammenti“. Le maschere che indossiamo cadono e le fragilità vengono scoperte, lasciando frammenti e segni indelebili a chi davvero riesce a comprenderci.

Tra i brani più belli sicuramente “Troppe luci, niente stelle“: la descrizione del cielo delle notti d’estate pieno di stelle, in contrasto con le luci della città che confondono e possono essere ingannevoli per gli “stupidi romantici.” “Con le mie scarpe” è un brano del 2015, vestito da un arrangiamento completamente nuovo, più simile a ciò che LaRizzo è oggi. Racconta della consapevolezza dell’artista e delle sue paure, dei suoi difetti.  “Equilibrio instabile” è un’ironica descrizione di una persona disordinata, con la testa tra le nuvole che però trova un equilibrio nel suo mondo instabile, disconnesso.

Conclude l’album proprio il brano che ne dà il titolo. “Fogli che raccontano” è l’arrendersi a ciò che si è, lasciarsi andare e mostrarsi con le proprie fragilità e raccontarsi attraverso l’immagine di fogli che diventano quasi un diario per esprimere noi stessi.

Questo disco è un bel viaggio che ti permette di conoscere davvero LaRizzo come artista, la sua impronta e anche le sue fragilità. Un lavoro vero, libero e sentito, che si allontana dalla definizione di uno stile preciso e che ha come filo conduttore la raffinatezza e la voce calda e rilassante dell’artista.  Un disco che sicuramente è destinato agli amanti del genere e che pochi possono comprendere realmente.

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