Chris Cornell, la sua vita dall’inizio fino alla fine

Il 18 maggio 2017, poche ore dopo il suo ultimo concerto, Chris Cornell si toglie la vita. Una delle voci più iconiche del rock che è sopravvissuto a tutto, ma non a se stesso. A distanza di quattro anni la sua assenza continua a farsi sentire e in quest’occasione abbiamo deciso di ripercorrere le tappe più importanti della sua vita e carriera.

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Chris Cornell, la sua storia

Chris Cornell, come molti artisti, fin da giovane ha lottato contro la depressione. Una famiglia spezzata dal divorzio e un ragazzo lasciato solo con i propri demoni. Chris dopo la separazione dei genitori ha tagliato i ponti con il padre, tant’è che ha preso il cognome della madre.

«A 13 anni prendevo droghe ogni giorno, a 14 avevo già smesso per via delle troppe brutte esperienze, fino a 16 anni non ho avuto amici. Non sono andato al liceo, mi hanno cacciato subito. Facevo il cameriere, il lavapiatti, le pulizie, qualsiasi cosa. Poi ho cominciato ad interessarmi seriamente al punk rock» ha raccontato in una Rolling Stone Interview.

Cornell si è buttato nella musica e qui ha avuto la sua riscossa. Ma nonostante il successo dei suoi gruppi e anche dei suoi progetti da solista, c’è un’ombra che non l’ha mai abbandonato: la depressione. Nessuno se l’aspettava, eppure poche ore prima del 17 maggio 2017 le persone accanto a lui non si sentivano tranquille.

Quella sera Chris Cornell era sul palco del Fox Theatre di Detroit con la sua band, i Soundgarden. Dopo il concerto, chiuso con una cover di In My Time of Dying dei Led Zeppelin, Chris è rientrato nella stanza 1136 del MGM Grand Hotel di Detroit, ha salutato la sua guardia del corpo Martin Kirsten e alle 23.30 ha chiuso la porta.

A mezzanotte e quindici, dopo aver ricevuto una chiamata allarmata da Vicky, Kirsten sfonda la porta e lo trova privo di sensi in bagno. Cerca di rianimarlo, chiama i soccorsi ma alla 1 e 30 Chris viene dichiarato morto.

«Era diverso, biasciava le parole. Ho capito subito che qualcosa non andava» ha raccontato Vicky che da subito ha parlato di una dose eccessiva di Ativam, un farmaco a base di benzodiazepine che Chris usava per combattere depressione, ansia e le ricadute nell’alcol. «Tutti noi che conoscevamo Chris abbiamo notato che non era in sé nelle ultime ore della sua vita. Qualcosa è andato terribilmente male. La dipendenza non è una scelta». Questo è il racconto di sua moglie Vicky. Una telefonata solo un’ora prima che aveva proprio il sapore di essere l’ultima.

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