Vincent: “Se in una bottiglietta d’acqua c’è la vodka, nessuno se ne accorge”

Il 18 giugno è uscito “Molotov”, il nuovo singolo del cantautore Vincent. Molotov è un pezzo che strizza l’occhio al pop, ma mantenendo ben saldi alcuni punti cardine del mondo rock: “la chitarra deve essere presente ad ogni costo”, tiene a precisare l’artista bassanese. 

vincent molotov

Vincent intervista

Ciao Vincent, è un piacere intervistarti. È uscito da poco il tuo singolo “Molotov”. Come nasce questo brano?

Molotov nasce da un’idea mia e del mio amico e autore Michele Meloncelli. Tratta di una battaglia di schieramenti sempre più accesa tra l’eccesso del politicamente corretto e tutta quella cerchia di persone che tende a incolpare gli altri in base a colore della pelle, sessualità e altre caratteristiche personali. Due lati della stessa medaglia, un estremismo di pensiero mal riposto e privo di raziocinio.

Nel brano tengo a enfatizzare soprattutto la parte giudicatrice delle persone piene di paura le quali agiscono contro gli altri con violenza credendo che la colpa sia sempre altrui se le cose vanno male, generando ulteriore intolleranza verso altri esseri umani. Una catena infinita. L’altro lato invece quando eccede tende a non lasciare libertà di espressione; sia chiaro, tengo a precisare che violenza e intolleranza sono sempre da condannare, ma quando si arriva a polemizzare su scene di cartoni animati di quasi un secolo fa mi pare un po’ eccessivo.

Molotov è proprio questa immensa guerra causata dall’incapacità di utilizzare il raziocinio tra persone piene di paura e mancanza di cultura.

“Molotov” è il tuo secondo singolo, ma nella tua carriera musicale hai avuto la fortuna di suonare su palchi importanti di fianco a nomi noti del settore. Quali di questi artisti ti ha sorpreso e lasciato senza parole?

Diciamo che ogni artista con il quale ho avuto il piacere di condividere il palco aveva la stessa prerogativa, ovvero l’umiltà. Anche se chi mi ha colpito di più è stato Omar Pedrini: l’umiltà e la semplicità fatte persona.

Come ti sei avvicinato alla musica? E cosa significa per te fare il musicista?

Tendenzialmente ho sempre avuto un’attrazione verso un po’ tutto il mondo dell’arte. Già da bambino “suonicchiavo” la tastiera e ho sempre avuto la passione del canto. Non credo di poter dare una definizione di “fare il musicista”, perché la musica è una scimmietta sulla spalla che resterà con te a vita, a volte ci vai d’accordo, a volte la odi, ma sei consapevole che non se ne andrà mai. Dal lato materiale invece è un lavoro che ti impegna sotto tutti i fronti perché non c’è solo l’arte di per sé, ma anche una grande pianificazione e gestione di un progetto dalle mille sfaccettature, saper gestire i cambi rotta repentini e ricalibrare il tiro in base alle nuove variabili. Bisogna trovare il giusto connubio tra i due emisferi del cervello: il destro in fase di creazione e il sinistro nella gestione e pianificazione.

Raccontaci la cosa più simpatica o fuori dal comune che ti è capitata in tour.

Sono successe talmente tante cose che dovrei scrivere fino a domani mattina per elencarle tutte. Tra le più divertenti e anche dolorose sicuramente quella di scivolare dal palco e battere la tibia sul bordo metallico aprendomi la gamba. Era anche una serata di Halloween, quindi l’immensa fuoriuscita di sangue era a suo modo un oggetto di scena involontario. Oppure venire ingaggiati presso una discoteca americana in suolo italiano dove di consueto il pubblico era abituato all’hip hop… inutile dire che dopo due canzoni rock cominciarono a volare insulti e ricordo benissimo l’espressione spaventata del gestore e il suo gesto di farci spegnere tutto prima di rischiare un’aggressione.

Tre album che hanno influenzato la tua vita

Sicuramente da ragazzino American Idiot dei Green Day. Verso i vent’anni The Number of the Beast degli Iron Maiden e The Last Hero degli Alter Bridge. Insomma, tutta musica che non c’entra nulla con la mia.

Ultima domanda: se dovessi descriverti con il nome di un drink quale sarebbe e perché?

Ovviamente non ci devo pensare: la risposta è la vodka, il drink stealth per eccellenza. Se stai suonando e in una bottiglietta d’acqua c’è la vodka, nessuno se ne accorge!

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