Intervista Michele Anelli: “A Memphis ho trovato tutto ciò che desideravo”

E’ uscito il 4 Luglio “Sotto il cielo di Memphis”, il nuovo album di Michele Anelli. Un album che è un vero e proprio viaggio non solo nella musica ma anche negli States! Ecco cosa ci ha raccontato il cantautore in questa intervista.

Michele Anelli

Intervista Michele Anelli

Ciao Michele, benvenuto su Brainstorming! E’ uscito da poco il tuo nuovo album “Sotto il cielo di Memphis”. Spiegaci com’è nato.

Dopo “Divertente importante” sentivo di aver chiuso un ciclo. Nel 2019, a meno di un anno dall’uscita dell’ultimo album, ho ricominciato a comporre e mi sono trovato ad avere circa venti brani nuovi. Stavo esplorando nuove forme di scrittura, ma cercavo qualcosa in più di quello che avevo composto.

Poi pianificando gli spostamenti di un viaggio negli States, ho delineato una sorta di viaggio musicale che comprendeva New York, Asbury Park NJ, Nashville, Memphis, Clarksdale, Tupelo e Muscle Shoals. Avremmo terminato il viaggio nella cittadina dell’Alabama dove negli anni sessanta, Rick Hall creò i FAME recording studios. Mi venne spontaneo immaginare se fosse stato possibile registrare lì qualcosa di nuovo.
Al rientro dal viaggio con le due canzoni registrate a Muscle Shoals e nella mente ancora tutto quello che avevo respirato, ho iniziato a scrivere le canzoni dell’album. Alcune sono state pubblicate su un cd allegato a un libro di Agostino Roncallo, altre fanno parte dei cinque demo pubblicati nel cd “Sotto il cielo di Memphis e altre storie”, due compongono il 45 giri e le restanti, più recenti, sono nell’album “Sotto il cielo di Memphis”.

Il titolo dell’album nasce dopo un viaggio negli Stati Uniti. Raccontaci un po’ questo viaggio e come ti ha ispirato.

In passato terminai l’album “Soul street” dei Groovers ad Austin, in Texas, ma passai quasi tutto il tempo in studio con poche divagazioni. Al contrario, per questo viaggio, volevo assorbire tutto quello che potevo, e così è stato. Per ogni tappa abbiamo deciso di visitare principalmente luoghi musicali. A NY ci siamo stabiliti in un appartamento nel Queens e da lì abbiamo cominciato il nostro tour. Da Harlem fino a Coney Island passando da Central Park, il Village, Soho, Little Italy, Brooklyn, tutto è stato intrigante. Successivamente Nashville, Memphis, Clarksdale, Tupelo e Muscle Shoals.

Penso che Memphis sia stata la tappa fondamentale, il luogo dove più di ogni altro ho trovato quello che avevo sempre desiderato vedere e “sentire sulla pelle”. Potrei raccontarti per ore del Sun Studio, o dello Stax Museum, del Civil Rights Museum e di Graceland. Non c’è stata ora o giorno in cui non abbia trovato pazzesco tutto ciò che incontravo. Quell’energia positiva l’ho riversata nel nuovo album.

Durante il viaggio hai registrato alcuni brani al FAME Recording Studio di Muscle Shoals in Alabama. Com’è stata quest’esperienza?

Scrissi al FAME recording studio, e la segreteria dello studio mi mise in contatto con John Gifford III, il tecnico del suono che ha proseguito il lavoro di Rick Hall. Fissammo così la giornata in studio con un paio di musicisti in loco. Avevo l’anima caricata a mille quando giunsi a Muscle Shoals per registrare “Ballata arida” ed “Escluso il cielo”. John mi fece incontrare Bob Wray, un bassista dall’esperienza pazzesca, e il batterista Justin Holder. Con naturalezza, professionalità e tante risate non ci mettemmo molto ad arrangiare e a registrare le due canzoni che avevo inviato loro in versione demo prima del viaggio. Con John e soprattutto Bob, tramite messaggi, ci sentiamo ancora. Bob ha una carriera straordinaria ma mi ha sempre considerato alla pari, con grande rispetto.

Un album che ti ha cambiato la vita…

In realtà ne ho almeno tre: “London Calling” dei Clash, “Darkness on the edge of town” di Springsteen e “Yankee Hotel Foxtrot” dei Wilco.

Se dovessi descrivere la tua musica con il nome di un drink quale sceglieresti e perché?

Mi spiace ma non sono un amante dei drink. Prediligo il vino rosso fermo superiore ai 13 gradi.

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