My Hard Reset: “Sono il simbolo che le sale prova puzzino ancora di sudore”

È in uscita su tutte le piattaforme di streaming e download BROKEN TOOTH, il nuovo singolo dalla band indie rock fiorentina MY HARD RESET. Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con i ragazzi.

my hard reset

My Hard Reset intervista

Ciao ragazzi, è un piacere intervistarvi.

Grrazie per noi è un piacere rispondervi!

E’ uscito da poco il singolo “Broken tooth”. Cosa potete raccontarci su questo brano?

Broken Tooth è un pezzo intimo scritto e arrangiato a casa, durante il primo lockdown. In quel momento stavamo ultimando il miraggio, in studio, di un intero album, che spero ascolterete presto. Abbiamo pensato che questa canzone fosse degna di essere unita alle altre, quindi appena è stato possibile, siamo corsi in studio a registrarlo e mixarlo. Simbolicamente ci è sembrato giusto uscire con questo brano prima di tutto perché ci piace molto, anche se lievemente più morbido e “syntetico” rispetto ad altri nostri lavori, e poi perché aveva il gusto della “ripartenza”.

Per quanto riguarda il significato, avevo promesso una canzone a una parte di me, un’ode alle cose belle che purtroppo non tornano, un testo dedicato ai ricordi, unici e incancellabili, come un viso meraviglioso con un dente scheggiato. Una imperfezione messa lì apposta per farti notare quella persona, che altrimenti sarebbe solamente bella, come tante altre. Un tratto di gesso rosso su un blu silenzioso

Questa è la prima pubblicazione dopo il vostro primo album nel 2015. Come mai sei anni di pausa? Vi siete reinventati?

Luc: In realtà, dopo la pubblicazione di “Machinery & Humanity” non ci siamo mai fermati. Dopo una prima bellissima fase in cui lo abbiamo portato live in giro per l’Italia, durata oltre due anni, abbiamo avuto un primo cambio di lineup. Samuele Tarquini è diventato il nostro batterista e con il suo arrivo ci siamo rimessi a ‘studiare’, nel senso più letterale del termine, approcciando e avvicinando il mondo dell’elettronica e delle sue enormi potenzialità e versatilità. Non volevamo, però, fare le cose frettolosamente: ci siamo presi del tempo, ci siamo impratichiti, abbiamo fatto qualche cazzata, abbiamo sperimentato e soltanto quando la nostra confidenza coi nuovi strumenti è aumentata abbiamo iniziato a pianificare le nuove canzoni. Un modo completamente nuovo per noi di ‘pensare’ e fare musica.

La registrazione di 12 tracce, tra home studio e sale di registrazione meravigliose come il Sonoria di Prato del buon Andrea Benassai, è durato quasi 2 anni.
Appena realizzato l’album Sam, durante il lockdown, per problemi personali ha deciso di lasciare il progetto lasciando spazio a Caio Nipi. A questo punto, anche viste le nuove sonorità, abbiamo deciso di cambiare nome, da Hard Reset a “My Hard Reset”.
Broken Tooth”, e gli altri pezzi che usciranno sono il frutto di una lunga, complessa e soddisfacente gestazione, sono figli del cambiamento e della collaborazione, nel pieno rispetto della Musica e di chi ne fruisce ogni giorno.

Il vostro sound è molto indie rock. A proposito di rock, cosa ne pensate del fenomeno Maneskin? Credete che abbiano dato nuova vita al rock?

Serj: in un universo musicale ormai pervaso dai “suonini” e dai bassi in sidechain a 60hz questi 4 ragazzi salgono sul palco dell’Ariston senza basi e con un riff che ti fa sanguinare il naso. Ho trovato coraggiosa la scelta artistica. Avendo conosciuto, in passato, la realtà Sanremese sono rimasto a bocca aperta alla fine della prima esibizione. Sorridevo, compiaciuto per la conferma, dopo l’esibizione all’EuroVision. Non sono un loro fan, ma per certo devono aver avuto, loro e chi li rappresenta, un coraggio sterminato per resistere alle pressioni di chi li avrebbe voluti cambiare, magari mandandoli sul palco impomatati ad eseguire una canzone di plastica scritta da altri. Sono secondo me, a prescindere dai gusti soggettivi, il simbolo che le sale prova puzzino ancora di sudore, che non si fa solo musica sulle casse Adam da 2000 euro attaccate a un Mac, che la musica può essere ancora aggregazione e soprattutto divertimento, che il talento conta e la fortuna anche.

Non credo che il rock sia mai morto, per rispondere alla tua domanda, né credo che il rock sia “rock” solo quando viene eseguito da un quartetto chitarra-basso-batteria-voce, ma certo le nostre orecchie sono assai poco abituate a questo, e quando raramente lo senti in prima serata fa scalpore. Credo che rappresentino una grande possibilità per la “filosofia rock” più che per la musica: spero che con la grande visibilità che si sono guadagnati siano lo stimolo per tanti 14enni a mollare il cellulare per qualche ora e a studiare uno strumento, ad andare a provare col gruppo e dopo farsi una birra, a limonare ai falò al suono di una chitarra acustica.

Tre album che vi hanno cambiato la vita.

Serj: August and Everything After dei Counting Crows
Luc: White Pony dei Deftones
Caio: Americana degli Offspring
Serj: allora cambio, dico il greatest hits di Mariah Carie per compensare la vostra tamarraggine
Caio: Qualche great hit glielo darei volentieri io a Mariah
Serj: …

Ultima domanda: se dovessi descriverti con il nome di un drink o una bevanda quale sarebbe e perché?

Toscano, può essere raffinato, ignorante, forte, fruttato, frizzante, giovane, invecchiato. Oh che domande vu’ ci fare… un calice di Rosso!

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