Organizzare eventi nel 2021, il racconto di Chiara Longo del Farm Festival

Organizzare eventi prima della pandemia e durante. Ci siamo sempre occupate di indagare su cosa si nasconde dietro un backstage e in particolare dietro un concerto. Ci siamo fatte aiutare da Chiara Longo a capire quali sono le più grandi difficoltà per chi organizza eventi in questo momento.

organizzare eventi nel 2021

Organizzare eventi nel 2021

Chiara Longo lavora nel settore musicale da tantissimo tempo, in particolare proprio nella organizzazione di concerti. Quest’estate con il suo team ha lavorato in due eventi importanti il FARM Festival e lo Sparks Festival in Puglia. Per il primo si occupa di produzione, logistica e comunicazione mentre nel secondo ha rispolverato, oltre ai ruoli di produzione, anche l’ufficio stampa. Una professionista versatile che conosce il settore molto bene.

Organizzare eventi non è mai stato facile, ma in tempo di pandemia è anche peggio. Quali sono le più grandi difficoltà in questo momento?

Al momento la difficoltà più grande è la sostenibilità economica degli eventi. Innanzitutto ci siamo trovati a dimezzare le capienze; garantire posti assegnati e distanziamento (quindi alcune organizzazioni hanno dovuto anche aggiungere al budget il noleggio degli arredi come le sedie); abbiamo avuto delle spese aggiuntive per segnaletiche, igienizzanti, termoscanner e tutti gli strumenti richiesti per poter svolgere i dovuti controlli. I costi di produzione quindi non sono diminuiti.

È stato un anno duro per tutti, anche i piccoli sponsor locali hanno meno risorse. Alcuni reparti importanti per la sostenibilità economica, come per esempio i proventi di food & beverage, sono diminuiti, perché banalmente la gente seduta consuma di meno.

Un altro aspetto importante è l’imprevedibilità della situazione. Lo stiamo vedendo dal fatto che si registrino cancellazioni di tour ogni giorno. Il cast è sempre “ballerino” e fino al giorno dell’evento bisogna sperare che nessuno contragga il virus, o che nessun volo venga cancellato e via discorrendo.

Anche il pubblico si prende più tempo per decidere se venire all’evento, tardando il momento dell’acquisto del biglietto. Mostra anche una certa insofferenza per il fatto di dover stare seduto, fino a chi si rifiuta apertamente di mostrare il green pass. Gli organizzatori ovviamente non possono scegliere se controllarlo o meno, è un obbligo di cui tutti faremmo a meno se potessimo.

Come viene preparato lo show? Cosa c’è bisogno di fare ora e cosa non si può più fare rispetto a prima?

Da un punto di vista strettamente della produzione non è cambiato molto tranne come dicevo prima che bisogna applicare tutte le pratiche per le normative anti contagio per il pubblico, ma anche allestire i camerini e tutto il backstage. Si fa più attenzione a certi aspetti come l’igienizzazione degli ambienti, avere spazio a sufficienza perché non si creino assembramenti spontanei etc. Molto poi può dipendere da una serie di aspetti. Per esempio il nostro FARM Festival quest’anno si svolgerà all’interno dell’Ex Macello di Putignano, un laboratorio urbano che sorge all’interno di uno spazio pubblico dove si organizzano eventi tutto l’anno, quindi la parte burocratica su aspetti come per esempio il piano di sicurezza o la valutazione della commissione di pubblico spettacolo per noi è stato più snella. Diverso è quando si prende una location ex-novo.

Anche tutti i contenuti di contorno al festival sono passati al setaccio della domanda che ci ha guidati per tutta la programmazione: “Potremmo infrangere qualche norma anticontagio realizzando questo contenuto?”.
Rispetto a prima, anche la direzione artistica è più complessa perché bisogna pensare a spettacoli che abbia senso fruire da seduti, considerando che non è possibile ballare.

Nel resto del mondo sono più o meno tutti tornati ai concerti in modo “normale”, solo in Italia siamo indietro anni luce. Cosa ne pensi delle regole imposte dal governo: sono necessarie o potrebbero esserci soluzioni migliori per il settore musicale?

C’è una grossa ipocrisia in merito alle regole da adottare per il settore della musica dal vivo. Si sa cosa succede nei lidi e nei bar, ma anche banalmente camminando nelle strade delle città più turistiche. Abbiamo visto i festeggiamenti degli Europei, ci si può assembrare pressoché ovunque in disprezzo delle regole. Lo scorso anno abbiamo dovuto assistere alla beffa delle discoteche aperte mentre i concerti dovevano ancora svolgersi con la gente seduta e distanziata. Per fortuna almeno quest’anno ci hanno risparmiato questa umiliazione, anche se poi basta farsi un giro su Instagram per vedere che si continua a ballare ovunque, con o senza decreti.
Diciamo che un’apertura almeno all’eliminazione dei posti a sedere, rispettando la regola delle capienze controllate e dell’ingresso con green pass, sarebbe stata gradita.

Passiamo ora ad una domanda più generica pre-pandemia. La musica per te è diventata un lavoro. Adesso che tutti i giorni sei circodanta da musicisti e addetti ai lavori, ti piace comunque andare ad un concerto o è una cosa che hai smesso di fare?

Non ho mai smesso e non smetterò mai di andare ai concerti, mi sono mancati tantissimo in pandemia, li sognavo la notte, passavo le domeniche pomeriggio a commuovermi davanti a Youtube, ho anche assistito a vari live streaming.

Come sei arrivata a fare questo lavoro? Quali sono i consigli che potresti dare a chi vorrebbe entrare in questo mondo? E’ un settore solo di raccomandati o con un po’ di impegno tutti possono farne parte?

Ho iniziato un percorso universitario che aveva a che fare con le discipline dello spettacolo, poi le cose sono venute abbastanza spontaneamente. Ho lavorato per molti anni in una realtà aziendale in cui si organizzano eventi, poi ho iniziato a girare per festival da free lance. Personalmente di raccomandati ne ho visti pochi, anche perché sembra una figata lavorare con la musica, ma è un mondo fortemente precario, con poche tutele, il re è stato denudato proprio con la pandemia. I festival per tanti aspetti si affidano ancora ai volontari, ed è difficile dare un consiglio mirato perché le figure coinvolte nella filiera sono tantissime e con percorsi molto diversi.

C’è il reparto di produzione, di logistica, comunicazione, i tecnici, quindi ognuno dovrebbe capire il proprio percorso in base a quale posizione aspira a coprire in questo variegato mondo. Di certo ci vuole una bella dose di passione e pazienza.

www.farmfestival.it

Leggi anche —> Donne e musica, chi si nasconde dietro un concerto: tour manager

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