Zerella: “Io mi limito a scrivere e cantare le mie canzoni”

Il 10 Settembre è uscito “Se Dio Vuole”, il nuovo singolo di Zerella. Abbiamo incontrato quest’artista qualche mese fa, ma in occasione della sua nuova uscita abbiamo deciso di conoscerlo un po’ meglio. Ecco cosa ci ha raccontato in quest’intervista.

zerella intervista

Zerella intervista

Ciao Zerella, ben tornato sulle nostre pagine. Il 10 settembre è uscito “Se dio vuole”, come è nato questo brano?
Ciao Camilla e un saluto a tutta la redazione di Brainstorming. “Se Dio vuole” nasce ormai oltre 4 anni fa, inizialmente ispirato da un attacco criminoso e criminale con il gas Sarin ai danni della popolazione siriana; l’idea di scadere nella banalità mi spaventava e ho lasciato fluire i miei pensieri verso qualcosa che conoscessi di più e la canzone è venuta fuori in poco tempo.

Abbiamo scambiato quattro chiacchiere per il tuo precedente brano, “All’una con te”, sei soddisfatto dei feedback ricevuti? Qual è stato il commento più bello che hai ricevuto?
Sì, il feedback migliore credo sia stato fatto dai miei colleghi che in privato hanno speso belle parole per il brano, ma non mi piace “cullarmi sugli allori” e preferisco la testa già sgombra per i prossimi impegni musicali.

Quali sono, secondo te, i più grandi ostacoli che deve affrontare un musicista emergente?
Dipende da cosa intendi per musicista emergente. Non c’è una definizione coerente per questa cosa. A me non offende questa definizione, eppure sono 10 anni che suono e scrivo le mie canzoni, e c’è chi lo è ancora a quasi 50 anni. Posso dirti qual è stata la mia difficoltà più grande: i soldi. Vengo da una famiglia umile e la musica ha dei costi veramente alti per me, specie se vuoi lavorare in modo professionale sulle tue canzoni. Ce ne sono anche altre, come la difficoltà a trovare spazi adeguati dal vivo, ma è un problema generale – anche di chi fa tour abbastanza grossi ( e la situazione negli ultimi 3 o 4 anni si è davvero incancrenita).

Cosa ne pensi della situazione del settore musicale in questo momento?
Credo sia il settore più bistrattato dal governo dall’inizio della pandemia. Valgono regole più stringenti che per i ristoratori, per lo sport di contatto e per altre realtà culturali. Così si ammazza un settore intero.

Musicista fai da te o professionisti a cui affidare alcune parti del tuo lavoro?
Ovviamente preferisco lavorare con colleghi e produttori piuttosto che fare tutto il lavoro da solo. Io di solito mi limito a scrivere la canzone, a cantarla, a suonare l’acustica e a confrontarmi sulla produzione. Sono dell’idea che ognuno debba essere funzionale e “servire” la canzone, io in primis, altrimenti ha poco senso.

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