Anna Soares: “Minimal, ma con un caratterino niente male”

E’ uscito il 21 ottobre 2021 Daddy Issues, il nuovo singolo di Anna Soares. Daddy Issues è un compendio sul complesso di Elettra di matrice freudiana, rivisitato in una chiave intimista e sofferta. Legami ridisegnati, attrazione e repulsione, dolore e inevitabilità: esattamente come nel bondage, in cui la legatura è simbolo di appartenenza viscerale, ma anche qualcosa di estremamente difficile da affrontare sia fisicamente che psicologicamente. Una voce suadente, un basso pulsante ed un sound minimale sono gli elementi di un’elettronica che va oltre la forma canzone: è un’esperienza.

Ne abbiamo parlato con lei.

anna soares

Anna Soares intervista

Quali sono i tuoi Daddy Issues?

È una domanda molto personale, ma cercherò di rispondere nel modo più onesto possibile. Sono gli abbracci che una ragazzina insicura avrebbe voluto ricevere, le parole non dette, l’ingrassare fino a diventare obesa solo per essere guardata. Questo è solo l’inizio del percorso, chiaramente, perché quella ragazzina insicura ha lasciato spazio ad una donna che agisce sulla realtà e la plasma secondo le sue regole e i suoi spazi.

Quali sono i tre dischi che sono stati fondamentali per la tua formazione?

Pink Floyd – The dark side of the moon
Massive Attack – Mezzanine
Björk – Vespertine

In realtà ce ne sarebbero moltissimi altri, ma questi sono i tre dischi che mi sono venuti in mente nel modo più istintivo e immediato.

In un mondo dove tutti pubblicano un singolo dietro l’altro per rincorrere un algoritmo, qual è la tua posizione?

Secondo me quantità non per forza vuol dire assenza di qualità.
Il marketing serve a veicolare l’arte in modo intelligente, che crei chiacchiericcio, crei comunità, empatia e interesse genuino verso qualcosa. Il vero quesito da porsi secondo me è, questo marketing sta effettivamente supportando della musica che crea valore e dà qualcosa alle persone? La risposta secondo me è: dipende.
Esiste musica dall’immenso valore e musica usa e getta, farne un discorso generale sarebbe riduttivo.

Ci parli della label indipendente Lost Generation Records?

Ho incrociato Lost Generation Records qualche mese fa.
Io ero alla ricerca di una realtà a me affine, loro erano alla ricerca di qualcosa che li toccasse nel profondo. La primissima cosa che mi ha colpito e mi ha fatto pensare che avevamo moltissime affinità è stato l’approccio di enorme rispetto nei confronti della musica, degli artisti, del loro sentire e della loro visione. Non è scontato che un’etichetta non voglia cambiarti perché “non sei abbastanza catchy, pop, stylish, sul pezzo”. Facciamo entrambi parte di una generazione perduta, troppo giovani per le boomerate retrograde, troppo vecchi per percepire la musica come un banale “divertissement”.

Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti e perchè?

Ovviamente un Gin tonic: minimal, ma con un caratterino niente male.

 

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