Imperfetto: “Questo brano sono io, parla di Christian e di Imperfetto”

Il 27 ottobre è uscito “Spaceman”, il nuovo singolo di Imperfetto. L’artista ci ha colpito subito per il suo stile e i messaggi che trasmette, proprio per questo lo abbiamo intervistato.

imperfetto

Intervista con Imperfetto

Ciao Imperfetto, abbiamo ascoltato il tuo nuovo singolo “Spaceman” ed è molto interessante. Un brano riflessivo e che tocca le corde giuste. Ci dicono siano nato due anni fa, come mai hai aspettato così tanto per pubblicarlo?

In effetti è nato due anni fa, però sono riuscito a terminarlo solo recentemente. Non perché non ci abbia provato in passato ma perché a differenza degli altri brani, che solitamente scrivo in un momento specifico questo non riuscivo a completarlo. Era come se avessi bisogno di vivere altre esperienze per renderlo completo ed infatti posso dire di averlo fatto crescere insieme a me. E’ stata la scelta giusta.
Questa crescita si può notare anche dalle varie immagini e dai vari aneddoti di cui parlo nel brano. Per esempio quando parlo di Baudelaire e del non sentirmi adatto in questo mondo parlo di un ragazzo (io) di 18 anni mentre quando parlo del piccolo principe, della voglia di amare liberamente e della figura della rosa, parlo di me negli ultimi tempi.
Questo brano sono io, parla di Christian e di Imperfetto, dell’adolescente e del ragazzo.

Come è nato “Spaceman”?

Spaceman è nato da un momento di solitudine. in un certo momento della mia vita ho deciso di allontanarmi da tutto e da tutti perché c’era qualcosa che non andava. Non riuscivo a stare bene al 100% da troppo tempo. Come ho già detto prima questo brano parla di un percorso durato addirittura due anni che ho voluto affrontare per tornare a sorridere. Nasce dalla sensazione di inadeguatezza, dall’insicurezza, ma soprattutto dalla voglia di stare bene definitivamente.

Cos’è per te la musica? Uno strumento con cui parlare al mondo o una vera e propria ancora di salvezza?

Credo che la musica sia uno dei più grandi strumenti di unione perché dà modo sia all’artista chi all’ascoltatore di sentirsi meno soli.
Sapere che qualcuno che magari nemmeno conosciamo possa provare le stesse cose che provi tu stesso ti dà una grande forza e ti fa sentire parte di qualcosa. C’è della magia in tutto questo se ci pensiamo.
Quindi si, forse è più un’ancora di salvezza ed il fatto che possa arrivare al mondo è più una conseguenza.
Ovviamente il mio obiettivo e anche quello di arrivare a più persone possibili ma tutto nasce dalla voglia di sentirsi meno soli come ho già detto più volte.

Te lo dobbiamo proprio chiedere… perché Imperfetto?

Il nome d’arte imperfetto nasce per gioco durante le registrazioni di “Lucciole”, il mio primo inedito, a causa del mio vizio di rispondere sempre con la parola “perfetto”. Quindi è stato grazie anche un po’ al destino ed ho deciso di tenerlo perché credo sia una parola che mi rappresenti molto e mi piace far capire che nonostante la faccia pulita quello che voglio mettere in mostra attraverso i miei testi sono i miei difetti e le mie insicurezze. Mi piacerebbe spingere anche chi mi ascolta a fare lo stesso perché credo che accettare l’imperfezione sia un punto di partenza fondamentale per ognuno di noi. La perfezione, che io stesso in passato cercavo costantemente, non esiste.

Quali sono state le tue più grandi soddisfazioni in ambito musicale?

Sicuramente la più grande soddisfazione è stata quella di aver suonato con Ultimo al Policlinico Gemelli. Quello credo sia stato il momento più bello della mia vita essendo un suo fan da sempre e altrettanto bello è stato ciò che ne è conseguito, ovvero riuscire ad aprire un concerto alla cover band di ultimo “i sogni appesi” a Stazione Birra, uno dei locali più importanti di Roma.

Altri momenti importanti che ho vissuto con la musica sono vari:
aver vinto il premio Krypto all’Italian Music contest, avere il mio inedito “Lucciole” all’interno del film “Due fantasmi di troppo” ed aver preso parte alla festa dei camici bianchi grazie ad “officine buone”.

Ultima domanda, se dovessi descrivere Imperfetto con un cocktail o una bevanda, quale sarebbe e perché?

Se dovessi descrivere imperfetto con una bevanda credo che sceglierei sicuramente la birra, magari una Guinness. Scegliere la birra perché è la bevanda che ho sempre condiviso con i miei amici e perché mi dà un’idea di un qualcosa di semplice ma sostanzioso, un po’ come i sogni.

Non sono mai stato un tipo da cocktail, forse perché mi sembra un qualcosa di troppo costruito e chi mi conosce bene sa che a me piacciono le cose dirette, senza giri di parole e senza secondi fini. Per finire perché ho passato tante serate a Trastevere con una birra in mano e quelli erano momenti spensierati in cui mi sentivo bene ed ero circondato da persone di cui mi potevo fidare.

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