Trunchell, Etc. “Sono un Jefferson. Un amaro dolce ed elegante”

Dopo l’incredibile successo ottenuto con “Emily Norton”, l’eclettico ed incisivo Trunchell, Etc. torna con “Truman Show”. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’artista ed ecco cosa ci ha raccontato.

Trunchell, Etc.

Trunchell, Etc. intervista

Ciao Trunchell, parlaci del tuo nuovo singolo. Come è nato?

“Truman Show” è il brano più intimo che abbia scritto fin ora. È stato un vero e proprio flusso di coscienza, infatti l’ho realizzato interamente in una serata. L’intento era quello di mettermi a nudo completamente per la prima volta, di mostrare la persona che c’è dietro il personaggio. Proprio per questo ho voluto innanzitutto raccontarmi, spiegare il mio incontro con l’ansia e la paranoia e descrivere quel periodo estremamente debilitante della mia vita. Però volevo anche che tutte le persone che si siano trovate o che si trovino in questa situazione non si sentano sole, vorrei che l’argomento in sé non venga minimizzato (come purtroppo si continua a fare) e che se ne parli il più possibile. La depressione è la droga del nuovo millennio e molti ne sono sotto in pieno.

“The Truman Show”, perché proprio il film di Peter Weir è diventato per te una metafora della salute mentale?

È uno dei film che mi ha colpito di più in assoluto, mi ha fatto riflettere sulla veridicità di ciò che ci circonda. Mi ha fatto capire quanto tutti noi siamo umani, quanto ci basti anche solo un’emozione, una sensazione. Il film è diventato metafora della mia condizione proprio perché, durante quel periodo buio, sono stato catapultato in un’altra vita, non vivevo più la mia ed ero anestetizzato, tanto da non rendermene più conto. La presa di coscienza può essere un’arma a doppio taglio: potrebbe liberarti, ma farti mettere tutto in discussione. Non è stato un periodo facile, ma mi ha fatto crescere sotto tantissimi punti di vista e, proprio come Truman, sto vivendo di nuovo.

Come stai vivendo questi mesi di pandemia?

In realtà la mia routine ha ripreso a pieno. L’unica cosa che ancora mi manca sono i live, poter suonare la mia musica dal vivo, ma so che tornerò presto a farlo. I primi mesi di lockdown, invece, sono stati atroci. Per un attimo ho avuto paura di rientrare in quel vortice dal quale ero appena uscito e ho dovuto lavorare un sacco su me stesso. Sono molto fiducioso, presto la situazione tornerà ad essere quella di qualche anno fa. Ma, soprattutto, vaccinatevi!

Se potessi duettare con qualcuno chi sceglieresti?

Tra i più affini nella scena italiana sento Claver Gold e Murubutu. Ho appreso molto da loro, dal loro modo di scrivere e di raccontare. Claver Gold è stato una parte importante della mia vita e me lo porterò sempre dentro, quindi direi che sarebbe un onore duettare con lui.

In che epoca storica saresti voluto nascere e perché?

Molti associano il mio modo di vestire a quello dell’epoca vittoriana, infatti adoro i gilet sopra le camicie e qualche accessorio abbastanza vintage come gli orologi da taschino, quindi un salto ce lo farei molto volentieri. Anche se, da amante dell’arte rinascimentale, sarei estremamente curioso di proiettarmi in quell’epoca, magari nelle città che ne sono state la culla come Venezia e Firenze, per assistere a quello splendore.

Ultima domanda: se dovessi descriverti con una bevanda o un cocktail quale sarebbe e perché?

Il mio amaro preferito: il Jefferson. un amaro dolce ed elegante, la perfetta via di mezzo, proprio come me. La mia filosofia di vita mi porta a non vedere tutto bianco o nero, ma mi aiuta.

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