Benna MC: “Voglio fare un disco per i miei quarant’anni”

Il 19 gennaio è uscito “Nato Pirla” di Benna MC. Abbiamo intervistato il dinamico l’artista per farci raccontare qualcosa di più sul brano e sulla sua storia.

benna mc nato pirla

BENNA INTERVISTA

­Ciao Benna, benvenuto su Brainstorming. Allora, raccontaci come è nato il singolo “Nato Pirla”

Ciao e innanzitutto grazie dello spazio che mi avete concesso. “Nato pirla” è ispirato ad uno dei miei brani preferiti in assoluto, ovvero “L’avvelenata” di Francesco Guccini. Per tanti anni ho pensato di inciderne una cover, finché ho deciso di riscriverla, parlando di noi. Penso che tanti di noi artisti sconosciuti ogni tanto si chiedano perché continuano a fare musica e dove trovano tutto questo amore. Ecco, Guccini diceva di essere “nato fesso”, io penso di essere nato pirla, che è una parola che uso spesso e oltretutto fa assonanza con birra!

Perché tra tutti i brani dell’album hai scelto proprio questo come singolo?

Questo è il sesto singolo, 4 hanno preceduto il disco e 2 sono venuti dopo. Ma io a questo pezzo volevo dare lo spazio che credo meriti, non lasciarlo mischiato in mezzo ad un album di 20 canzoni come questo.

Inoltre rispecchia bene quello che voglio fare, ovvero un rap ispirato ai cantautori ma con sonorità fresche come sono i beat di Mirino ed infine l’ho scelto perché il ritornello, scritto ed interpretato da Nicholas Manfredini, mi commuove ancora adesso, dopo tanti mesi che lo ascolto.

“Il motivo è un motivo” è una frase tanto semplice quanto geniale e nel ritornello c’è anche una citazione a Franco Battiato, scomparso proprio nei giorni della registrazione di questa canzone.
Aggiungo anche che è uno dei titoli che mi piace di più, se il disco non fosse mio mi incuriosirebbe molto, in un epoca di egotrip e canzoni rap autoreferenziali, sentire perché un cantante si definisce pirla.

 “20×2” è il tuo quarto album. Come è stata la genesi di questo disco?

È stato tutto deciso a tavolino. Avevo appena pubblicato “L’insegnamento dell’asino” (marzo 2020) ed ho detto a Nicholas: “voglio fare un disco per i miei quarant’anni, voglio chiamarlo 20×2, quindi deve avere 20 tracce”. E lui ha fatto un sorrisetto. Sapevo che ne ero capace.
Dal titolo è nato tutto, perché 20×2 fa 40, come gli anni che ho compiuto esattamente il giorno in cui il disco è uscito, ma è anche un modo di dire che io mi sento ancora molto giovane, un ventenne con la coscienza di un signore di mezza e età. Ma soprattutto sono 20 tracce di me che voglio lasciare a 2 persone, i miei figli, Noah e Nicholas.

Quindi 20 tracce per voi due. Perché io sono un paroliere, anche se non è quello che faccio per vivere e voglio che loro sappiano cosa io amo fare e anche perché lo faccio.

Poi tutto il resto è stata una corsa contro i vari lockdown e tanti impedimenti dati dalla pandemia, con i miei ripetuti “non ce la faremo, manca poco tempo, magari taglio qualche traccia” e i continui “ce la faremo, vedrai” di Nicholas.  Aveva ragione lui, per quanto dargli ragione mi infastidisca!

Quali sono i brani nati in modo più spontaneo e quelli che hanno avuto più problemi?

Sono onesto, il mio problema non è mai stato scrivere brani, anzi, al limite è non scrivere che mi crea problemi. Per il disco sono stati scritti molti più brani di quelli che poi sono stati inseriti e devo dire che mi basta inquadrare l’argomento che voglio trattare per poi concentrarmi e scriverlo in un tempo relativamente breve. Poi in questo disco ho avuto, a mio avviso, la maturità per farmi affiancare da cantanti veri e capaci per renderlo ancora più pop, inteso come sonorità. È un lavoro di gruppo, una squadra che ha la base in me, Nicholas e Mirino (che ha prodotto l’intero disco) ma che si allarga a chiunque ci ha poi messo mano, voce, penna.

Il fatto che Nicholas Manfredini sia presente attivamente in 8 brani su 20 non vuol dire che ci sia la sua mano anche negli altri 12.

Dico sempre che se avessi la possibilità economica, io probabilmente farei un disco di 20 canzoni ogni anno. La musica è un mio vizio, ma la mia vera vena “artistica” è nella scrittura. E per la prima volta, a quarant’anni suonati, posso dirmi completamente soddisfatto della mia scrittura. Infatti da adesso si cambia!

Qualche domanda per conoscerti meglio: raccontaci il primo concerto a cui hai assistito? Quando hai deciso che volevi diventare musicista? 

Mi metti in difficoltà! Non saprei dirti il primo, quindi cerco di sviare con uno dei concerti più belli che io abbia mai visto: Gogol Bordello a Padova. Una band eccezionale, una carica energetica mostruosa ed il carisma magnetico di Eugene Hutz per me è ineguagliabile. Mi piace il punk e mi piace il folk in ogni sua veste, mi piacciono le contaminazioni nella musica e loro sono tutto questo insieme.

Passando alla seconda parte della domanda, invece, non c’è un “quando”, perché poi, come ho detto, non sono riuscito a diventare un musicista di professione, al momento almeno. Però ricordo i primi testi da piccolo, in prima media, ricordo l’incontro con il rap, grazie a un cd dove era presente LL Cool J, ricordo che ho sentito che quella era una via di comunicazione e che io volevo seguirla. Poi io sono del 1981, quindi a metà anni ’90 in tanti avevamo una stanzetta in una casa abbandonata con dentro gli strumenti e noi non facevamo differenza.

Ogni giorno ci trovavamo lì dentro e iniziavamo a suonare e sognare (entrambe le cose, fatte in maniera pessima). Cadrò nella retorica, ma non c’erano mezzi tecnologici avanzati come ora, quindi si faceva musica e basta.

Ultima domanda: se dovessi descriverti con una bevanda (o un cocktail) quale saresti e perché?

Beh questa è facile! “ma onesto, se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto, forse farei lo stesso. Mi piace far canzoni e bere birra, cameriere un’altra pinta che sono nato pirla!”
Sicuramente la birra, perché la birra sta bene bevuta da solo davanti a un foglio bianco con la biro sull’orecchio e sta bene bevuta in compagnia. Non è pretenziosa la birra, è una bevanda con il suo carattere ed è sincera. E io cerco di essere così, a modo mio, sincero.
Anche nella mia musica, racconto cose normali, cercando di scriverle bene, ma la mia prerogativa è essere sempre sincero con me stesso e con chi mi ascolta, indipendentemente da quanti siano.

Leggi anche –>  Ufficio stampa musicale come evitare fregature: differenze tra BIG ed emergenti

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
0.00 avg. rating (0% score) - 0 votes