Lamponi di Piombo: “I nostri volti non sono in programma”

Fuori “Una e mezza”, il nuovo singolo di Lamponi di Piombo. Un nuovo capitolo per la band attiva dal 2020 e un esperimento musicale trasversale che unisce dalla Liguria alla Calabria, dal Veneto alla Sicilia, ma nasce ufficialmente nelle vie di Firenze.

E come sempre, abbiamo deciso di rivolgere a Syd, portavoce della band, qualche domanda a riguardo.

lamponi di piombo

Lamponi di Piombo

Quali sono tre dischi che a vostro parere sono stati fondamentali per la vostra formazione? E perché?

Ovviamente 3 è troppo difficile e riduttivo, ma se dovessi scegliere…Velvet Underground and Nico (Velvet Underground), Low (David Bowie), Random Access Memories (Daft Punk). Lou Reed è il mio maestro e la mia costante ispirazione, probabilmente il più importante e rivoluzionario narratore di storia di ordinaria follia della musica rock. L’iconico album con la copertina di Andy Warhol mi ha insegnato il valore della libertà artistica e del potere di “4 fingers, 3 chords, 2 melodies, 1 song”. Low e RAM sono invece l’esempio perfetto attraverso le decadi di quello che è il nostro intento musicale: l’ibridazione e il mescolare continuamente elementi di black music come RNB e Soul, elettronica e suoni rock all’interno della forma canzone di 3 minuti della musica Pop. Sono album immortali e geniali che tutti dovrebbero ascoltare.

Qual è, a vostro parere, il ruolo di un’etichetta discografica nel 2022? 

Il ruolo delle etichette è sempre lo stesso e non dovrebbe mai cambiare. Certo, gli strumenti del marketing si evolvono, le tendenze sono diverse in ogni periodo, ma, sostanzialmente, un’etichetta deve, oltre che promuovere un’artista, assecondare le tendenze creative, fornendo l’ambiente e gli strumenti e migliori, e sgravare il lato creativo dal duro lavoro della quotidianità. Musicista e cantanti devono pensare solo a suonare, cantare e creare… il resto va evitato perché è fonte di distrazione.

Perché i vostri volti non sono importanti nel vostro progetto? Vi svelerete mai al pubblico?

Per il momento No. I nostri volti non sono in programma, tuttavia, nella vita mai dire mai. Abbiamo risposto più di una volta a questa domanda e mi stupisco sempre: sembra che un’artista che non voglia metterci la faccia sia la cosa più sorprendente del mondo nel 2022. Forse ci piace e vogliamo continuare così proprio per questo. Fin dall’inizio volevamo ribellarci e sottrarci a questa recente personalizzazione sfrenata, in cui conta solo quanto il personaggio creato a tavolino dalle etichette riesce a far urlare gli adolescenti.
Personalmente credo che con la sua pretesa di sovversione e “originalità” il mito del cantante “alla Jim Morrison”, dissoluto, provocante, sessualmente ambiguo nel look, magari che beve e si droga perché è un “bad boy”, o del “rapper che ce l’ha fatta”, con tutti gli ammennicoli di look e atteggiamento che si porta appresso, sia diventata la cosa più ordinaria e noiosa del mondo.
Per fare le sfilate, in mutande o con le giarrettiere, ci sono le passarelle… i dischi sono per chi fa musica.
La maschera serve a quello: sottrarre noi, mostrare la banalità del voler apparire oggi e dare spazio solo alla musica.

A chi dice che c’è più musica che ascoltatori, cosa rispondete?

É vero che la produzione e l’offerta sono aumentate vertiginosamente, ma si sono differenziati anche i gusti. Certamente l’aspetto più negativo è arrivato quando il rap e l’hip hop sono diventati il filone dominante. C’è sicuramente una marea di roba assolutamente evitabile e superflua perché fatta da gente che semplicemente non sa fare musica: compra i beat e le basi da uno, si fa scrivere i testi da un altro, affida produzione e mixaggio ad altri ancora, impasticca la sua voce di kg di autotune e taglia e incolla le parti, perché spesso non sa nemmeno rappare andando a tempo con il click, poi investe in views fasulle e follower falsi mette la sua faccia in copertina e dice “sono un’artista”. Questa è certamente roba da evitare come la peste.
Il famoso concetto della pop art e dei 15 min di celebrità per tutti è stato frainteso: Warhol fece una media, contando migliaia di persone che avranno 0 celebrità per una vita e chi 30 anni al vertice. È dall’alba dei tempi che alla fine la regola non cambia: il 95% delle persone a questo mondo sono nate “pubblico”…e moriranno pubblico.

Ultima domanda: se foste un drink quale sareste e perchè?

Questa è difficile. Abbiamo gusti alcolici molto diversi.
Rispondo io e rompo subito con lo stereotipo che i LAMPONI berranno qualcosa alla frutta: probabilmente un Manhattan. Whisky singol malt di gran classe dalle terre di Sua Maestà, o rye che fa tanto garage rock delle origini, una background e un nome da capitale del mondo (una città dalla quale la nostra musica riprende moltissimo), vermut di casa nostra, perché comunque italiani e una goccia di angostura, che rappresenta perfettamente quel retrogusto amaro, “bitter”, e nostalgico che le nostre canzoni hanno sempre. È un ideltipo però… alla fine siamo a Firenze e ci troverai a bere un buon bicchiere di rosso tra le via di Santo Spirito.

LEGGI ANCHE –> Vita da Merchandiser intervista a Dino Bono, quello che vende magliette

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
0.00 avg. rating (0% score) - 0 votes