Boison: “Il brano è una visione generale di amore”

SOLTANTO RUMORE è il nuovo singolo dei BOISON, moniker dietro il quale si cela il musicista romano Ivan Boison. Un pop rock dove il tappeto ritmico dell’arrangiamento ci trasporta in un ritorno a casa con le luci notturne, immersi nei pensieri.

Boison intervista

Quali sono tre dischi che sono stati fondamentali per la tua formazione musicale? E perché?

Scegliere tre dischi tra i tanti che meriterebbero di essere citati è un compito arduo, ma ci provo. Sicuramente un posto in questa personalissima lista va a “Enema Of The State” dei Blink182. È proprio dall’entusiasmo che ho provato ascoltando questo disco che ho iniziato a suonare la chitarra elettrica. Un altro titolo che non può mancare è senza dubbio “Tutto Fabrizio De Andrè” di Fabrizio De Andrè, del 1966. È un disco che ha accompagnato tutta la mia infanzia e ancora oggi continua a emozionarmi e a farmi riflettere. Uno slot va ad “Appetite for Destruction” dei Guns n’ Roses, che mi ha dato la giusta carica in molti momenti della mia vita.

“Soltanto rumore” è un brano sulla friendzone? L’amore non corrisposto non è facilissimo da superare, come ci sei riuscito?

Non credo sia un brano sulla friendzone, ma più in una visione generale di amore, inteso proprio in senso lato. Un amore non corrisposto, come può capitare non solo tra due amanti in una relazione sentimentale canonica, ma anche in una amicizia tra due persone, tra due fratelli, con un genitore. Più che essere “riuscito” a superare l’amore non corrisposto, diciamo che ad un certo punto avviene la rassegnazione e presa di coscienza di una determinata relazione, voltando pagina e cercando di andare avanti.

Come nasce un brano di Boison, e come gestisci la tua collaborazione con Nicola Cursio?

Di solito, il tutto parte da un’idea di uno dei due. Da quel momento è un continuo confrontarci e lavorare insieme su struttura, arrangiamento e tutto ciò che andrà poi a formare il brano. Ci divertiamo sempre molto in fase di scrittura.
Spesso ci vediamo in studio per lavorare, mentre altre volte ci capita anche di vederci a casa di uno dei due. Ci è capitato anche di dover fare qualche sessione in “Smart working” per via del Covid.

Quali sono le difficoltà di avviare un progetto musicale?

Si potrebbe imperversare per righe e righe su questo tema. È un discorso molto complesso che dipende da tanti fattori, che spesso sono esterni a chi decide di intraprendere questo tipo di percorso. Per prima cosa, chi decide di avviare un progetto musicale lo fa perché ha una necessità espressiva. In tal senso, è più un qualcosa che senti di dover fare piuttosto che decidi di voler fare. Il primo scoglio è quindi la comprensibilità di ciò che esprimi ed il modo in cui lo fai. Arrivare alle persone, smuovere qualcosa dentro di loro, avviare quel processo per il quale si crea questo legame quasi magico tra te che esprimi un qualcosa di intimo e una persona che neanche conosci che ascolta e si riconosce in qualche modo in ciò che hai scritto, è sicuramente il primo step da superare.

Andando su discorsi un po’ più tecnici ci si trova poi davanti ad altre varie problematiche, che possono essere banalmente il budget per poter fare fronte alle spese che un progetto inteso in maniera professionale comporta, piuttosto che il riuscire a farsi ascoltare in un mercato musicale che è decisamente saturo, e che al contempo, proprio per via di questa densità, riesce a fornire sempre meno risorse agli artisti emergenti; ciò acuito anche da come si è andato sviluppando specie negli ultimi anni il mercato musicale. Senza dilungarmi troppo, il mio auspicio in generale è che andando avanti si torni a mettere un po’ la musica ed il progetto musicale al centro del discorso, la sua espressività. Ad oggi la cosa mi sembra un po’ sbilanciata verso la visione del prodotto musicale in maniera consumistica, quasi usa e getta, come a dover sfamare delle tendenze in maniera fredda e neutra, piuttosto che voler comunicare qualcosa. Ecco, spero solo che tra qualche anno non si arrivi al punto di dover scrivere tra le specifiche di un brano “plastic free”!

Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti e perché?

Direi Gin Lemon, un cocktail semplice e adatto a qualsiasi situazione, anche perché essendo semplice da fare, in situazioni dove c’è molta gente, preferisco andare sul sicuro anziché chiedere al barman cocktail che per la fretta potrebbe sbagliare. Trovare sempre la soluzione più semplice ad ogni problema.

 

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