IononsonoeriKa: “Un mio pezzo sarebbe stato in un episodio di The Kardashians…”

Fuori dal  9 novembre “Lividi di Gioia”, il nuovo singolo dell’atipica cantautrice IononsonoeriKa. Un nuovo capitolo che è anche un piccolo orgoglio nazionale, perché è stato scelto per la colonna sonora della nuova stagione di The Kardashians.

L’abbiamo intervistata!

IononsonoeriKa

IononsonoeriKa intervista

Quali sono tre dischi che sono stati fondamentali per la tua formazione musicale, e come mai?

Difficile dare una risposta e soprattutto scegliere solo tre dischi, poi in generale sono più una tipa ad canzoni e meno da album.
Se dovessi scegliere ti direi Brothers in Arms dei Dire Straits,  perché li ascoltava sempre mio papà e quando li ascolto mi danno un senso di casa indescrivibile.

Per Te di Jovanotti, primo cd che mi è stato regalato quando sono nata.

Blu Celeste di Blanco, tutto l’album mi piace particolarmente. C’è una canzone Paraocchi che la uso sempre per caricarmi prima di esibirmi sul palco.

Il tuo nuovo singolo “Lividi di Gioia” è stato anche scelto per la colonna sonora della nuova serie di The Kardashians. Com’è successo? E che cosa si prova a vedere un proprio brano con un posizionamento del genere? 

All’inizio mi era stata accennata questa possibilità e dopo qualche mese mi hanno detto che era confermato. Un mio pezzo sarebbe stato in un episodio all’interno della serie mondiale “The Kardashians. 
Il mio produttore, Alex Marton, che lavora da anni nel settore musicale in connessione con svariate realtà editoriali in Italia e all’estero. Ha fatto sentire i miei pezzi alla produzione di Los Angeles delle Kardashians.

Stavano cercando un pezzo italiano, di un artista emergente per un episodio della serie girato nella città di Milano e tra le tante proposte è stato scelto il mio. 

Sicuramente è una soddisfazione! Sono piccoli traguardi che fanno capire che sono sulla strada giusta, che quello che faccio riesce bene e che alla gente piace, e questo credo sia molto importante, il feedback.

 

Cosa consiglieresti a chi, da indipendente, non riesce a raggiungere certi risultati? Tu che non hai un etichetta, pensi che un’etichetta sia effettivamente così necessario?

Credo che la differenza stia nel perseverare, nell’avere ben in mente quale è il proprio obiettivo e fare di tutto per raggiungerlo seguendo la spinta che muove tutto, ovvero l’amore che si ha nel fare musica, partendo da piccoli step. 
Penso anche che uno dei problemi di chi fa musica sia che qualche artista non sia mosso dalla passione, il puro “ikigai”, ma piuttosto dal raggiungere successo. Per cui a volte capita che si è proiettati più a una conseguenza che al contenuto della propria arte. 

Che poi non voglio sminuire il successo, il successo ci sta eccome, solo che la spinta che ti muove ogni giorno non deve essere quella, la motivazione deve essere più grande rispetto a “voglio avere successo.”
Per quanto riguarda il discorso etichetta, sicuramente un’etichetta aiuta a gestire il tutto. Il fatto che ci sia un team più ampio e che ognuno abbia il proprio ruolo può aiutare a sostenere il progetto e l’obiettivo dell’artista in maniera più mirata. 

E qual è il messaggio che avresti voluto lasciare all’ascoltatore di “Lividi di gioia”? 

Lividi di gioia è un ossimoro, una costante di vita, chi per raggiungere la propria felicità non ha avuto lividi? Tutti abbiamo faticato per qualcosa di importante, o semplicemente per il nostro benessere.
Una canzone che parla di ferite, di fragilità, ma allo stesso tempo parla anche di tirare fuori la forza, i nostri artigli, tutta la grinta che abbiamo dentro di noi nonostante quelle cicatrici.

È una canzone per dare la forza di perseverare, a prescindere da quante volte siamo caduti, a prescindere da quante cicatrici abbiamo, se è per seguire il nostro bene, allora si può parlare di lividi di gioia.
Ma i lividi di gioia sono anche quelle “ferite a cielo aperto” che non si sono rimarginate, e che probabilmente non lo faranno mai, sono quelle ferite che rimangono aperte oppure che sembravano chiuse ma che ogni volta che le guardiamo ci riportano nell’esatto momento in cui stavamo male,in cui siamo caduti, in cui abbiamo avuto certe sensazioni, a ció possiamo solo dare loro  un nuovo significato.

Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti e perché?

Sarei un gin tonic, mi piace perché non è dolce, e poi o ti piace o non ti piace non c’è mezza via.

 

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