Kublai ci regala un sogno lucido lungo quattro tracce

Torna Kublai dopo quasi tre anni di assenza da quell’esordio del 2020. Quando tutto sembrava sospeso ed era quasi la norma concedersi di tirar fuori un disco dal cassetto. Un side project, qualcosa che, al di fuori di una pandemia globale, non avrebbe mai visto la luce. E nonostante l’estrema cura e sentimento che quell’album dal titolo “Kublai” portava con sè, poteva non esser altro che una parentesi del cantautore Teo Manzo, il cui nome già rimbalzava sulle pareti della scena dei cantautori indipendenti. Un racconto personale, un lasciarsi andare ad altre influenze e derive.

kublai

Kublai – Una notte più lunga

Questo era il 2020, e oggi nel 2023 esce “Sogno vero”. Un nuovo capitolo che sembra confermarci l’identità sempre più invadente di Kublai: elettronico ed elettrico sperimentatore di suoni e di parole. Tra enigmi e aperture estive, Teo Manzo ci introduce ancora una volta nel suo mondo onirico – urbano, e tutto inizia qui, con “Una notte più lunga”. Un tormento, un tunnel lunghissimo ossessivo e rumoroso dove la voce di Teo Manzo rappresenta una dolce apertura verso un mondo che già conosciamo. Un bilico che è un bellissimo inizio.

Un fine più grande

Il disco prosegue poi con “Un fine più grande”. Una casa in uno di quei contesti estivi e desolati, lontanissimi. Un agosto in ritiro passato a scrivere, tutte quelle macchinate infinite e un ritmo in sette ottavi che ci lascia la giusta ansia in questa casa deserta che ci siamo scelti per prendere caldo e ispirazione. Echi di Battiato, ma anche di tutto quell’indie-rock, quello vero, dimenticato di cui ricordiamo Devo e Sparks. La nuova produzione di Vito Gatto che accompagna Kublai in questo nuovo capitolo, non è che la firma perfetta per questi nuovi oscuri e ossimorici tormentoni estivi.

L’armadio

Terza traccia. Il locale più remoto che possiate immaginare, la fine serata, quella più triste che possiate ricordare. “L’Armadio” è un nuovo rifugio dove ritrovarsi, con tutti quei mostri che vi abbiamo rinchiuso, e che comunque rimangono. Archi, ritmi serrati e sempre una melodia vocale che fa da collante a tutta questa inquietudine che, incredibile, ci si ritrova anche a ballare. Rimane la certezza che la scrittura e il timbro di Teo Manzo / Kublai è la giusta aderenza ad un insieme sonoro di suoni di diversa influenza e provenienza, e quello che sarebbe un caos incredibile, viene qui concentrato in una nuova forma rassicurante. E forse è proprio qui il senso di questo “Sogno vero”, che ritrova insieme suggestioni e impulsi, canalizzati e sintetizzati in quattro brani.

Attico

E in questo suggestivo viaggio che non facciamo fatica a chiamare un sogno lucido, dove ascoltiamo e poi ci perdiamo il senso delle parole, facendo fatica ad orientarci, ci ritroviamo in un attico (forse lo stesso attico dove abbiamo deciso saggiamente di posizionare l’armadio dei mostri?), capitolo finale di un disco che speriamo davvero non ci faccia aspettare ancora così a lungo per averne un proseguo. Un’apertura, una finestra aperta, una stanza ampia, un risveglio che ci riporta alla realtà, non così bella come ce la ricordavamo: è il sottosopra di Stranger Things, è un thriller ben riuscito, è l’inquietudine comune a tutti di essere ad una festa dove tutti si divertono, tranne noi. Kublai è la voce di tutti noi che sorridiamo con un bicchiere in mano, anche se abbiamo paura di parlare con tutti, e non sappiamo neanche bene di cosa parlare, perchè in testa abbiamo sempre e solo una persona. Che in questo disco è una presenza imperante, ma non viene mai nominata.

https://www.instagram.com/kublaismusic/

 

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