“Angelo” è il nuovo singolo di Goliardo, cantautore napoletano di nuova generazione e con una scrittura originale e molto contemporanea. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Goliardo intervista
Ciao, ci racconti qualcosa di te?
Si, sogno di avere una conversazione con un essere umano di sesso maschile che non sia un rattuso. E una conversazione con qualche femminista che non sia ottusa.
A parte questo (che comunque è vero), ho 21 anni e sono della provincia di Napoli, suono più o meno dai 14-15 anni, iniziai con la chitarra. Non ho altro obiettivo se non quello di sfruttare quello che faccio puramente per dire quello che penso oltre che, sottotestualmente in tutto, indurre alla sensibilità. Credo ce ne sia bisogno.
Come è nata l’idea di “Angelo”?
Sulla falsa riga di “Angelo” ci farò credo un album intero. Ovviamente prendendo il marmo e levigandolo secondo tutte le sfaccettature, sviscerandone ogni diversa prospettiva e ogni angolo. Quando una stessa origine è diramata in tante esemplificazioni diverse si gode della sua emozione ancor prima della sua comprensione.
Vabbè sto divagando ma volevo dire questa cosa, perchè è secondo me il presupposto fondamentale di quando si ritiene importante un tema tanto da volerlo esaurire, ma senza banalizzarlo. Ad ogni modo l’idea di “Angelo” è nata dall’idea di una persona che esiste realmente.
Qual è il tuo metodo di scrittura? Parti sempre da un’idea o da un’emozione?
Dal sonno parto. Dalla focalizzazione di un’immagine. Comprendere o leggere le descrizioni secondo me è una cosa che aiuta molto nella scrittura. Non esiste assolutamente un metodo di scrittura se parliamo di comprensione o stesura di uno sfogo (questo sì che è un metodo da tenere costantemente vivo), esiste magari un metodo di scrittura se parliamo di dosaggi tecnici, di quando imboccare una data parola o di quando servire un silenzio: si veda come il discorso può avere una correlazione con le sostanze, non ironicamente.
La scrittura è anzitutto la radice dell’autocomprensione e dell’autoanalisi, quindi può poi, secondo me, essere infinitamente collegata a tante attitudini del soggetto.
Come si inserisce “Angelo” nel tuo percorso musicale?
Spero bene sinceramente. Sicuramente, per me segna un po’ un preludio, preludissimo di una sterzata verso il voler fare solo musica qualitativa. Non che le uscite precedenti non lo fossero, ma posso dire io in primis che ero molto più acerbo, onestamente. Poi a prescindere l’iperproduttività con l’arte non c’entra nulla nè tantomeno se la merita.
Che cosa hai in programma per i prossimi mesi?
Dormire ancora meno.
No in realtà ho in testa fin troppe cose, comunque mi rendo conto che misuro il tempo in base a tre fattori: persone che conosco, idee che mi vengono in mente e soldi che ho. Non so se sia positivo o negativo, l’obiettivo è cercare di renderla una cosa positiva. Questo ho in programma.
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