Friday in Love 2025 #18: ecco le pagelle di Eleonora Lari con “Psicodramma” e PRAMUDA, con “BEE’S DREAM”
FRIDAY IN LOVE 2025 #18
Eleonora Lari –
Da un lato voler scatenarsi sotto le luci strobo, dall’altro chiedersi se si è davvero pronti per affrontare i propri fantasmi emotivi, in gonna di paillettes.
Una drum machine che batte il tempo come un cuore impaziente, synth zuccherosi che flirtano con gli anni ’80 e una voce che seduce piano piano e lascia lì, a ballare sulle macerie delle proprie illusioni sentimentali: Psicodramma non ha bisogno di troppe spiegazioni. È un brano elettro-pop che si muove tra club e sogno lucido, tra lo specchio del bagno e una pista da ballo immaginaria.
Eleonora Lari si muove sicura, padrona della scena, trasformando ogni passo falso amoroso in un ballo liberatorio sotto luci da disco. Il pezzo è catchy, magnetico, con un ritornello che sembra fatto apposta per essere cantato a squarciagola. Il testo, nato da un’intuizione a quattro mani con Federica Giorgi, scivola tra realtà e fantasia, come un sogno lucido: sarà tutto vero o stiamo solo recitando? La risposta arriva forse nel videoclip, dove sogno e realtà si abbracciano fino a confondersi del tutto: atmosfera onirica, confini sfumati, colpi di scena che arrivano solo alla fine. Come certe storie che non si sa se siano davvero successe, o siano solo nella propria testa.
RYIL: CMQMARTINA, Margherita Vicario, VV
PRAMUDA – BEE’S DREAM
Avreste mai detto che la salvezza del pianeta potesse passare per una traccia che sembra uscita da un sogno psichedelico di un’ape cyber-illuminata? E invece eccoci qua: Bee’s Dream, primo singolo del collettivo Pramuda, è una traccia visionaria che ronza forte nelle orecchie e porta via come un volo a spirale verso la trance eco-consapevole.
Il suono è ipnotico, stratificato, perfettamente in bilico tra world music e trance meditativa. Il movimento delle api è reso così bene che a un certo punto sembra di essere dentro un alveare (molto chic) con sitar, la voce mistica di M’Barka Ben Taleb e un buonissimo profumo di incenso.
Dentro ci sono tre lingue, sonorità che si muovono tra il mistico e l’organico, una visione post-apocalittica, e un messaggio ambientalista che non suona come una ramanzina, ma come una fiaba orientale raccontata sopra un beat caldo e pulsante. Merito di una produzione densa, ricca, quasi cinematografica, che ha dentro voci bellissime, un sitar che apre portali, e un concept forte: la natura che si riprende tutto, partendo dalle api.
Altro che tormentone estivo, questa è meditazione psichedelica — ma con gusto: ronzio, ritmo, spiritualità: in fondo, se le api fossero DJ, suonerebbero così.
RIYL: Dead Can Dance l’intensità spirituale di Dead Can Dance, la commistione culturale e sonora di Ibeyi e le vibrazioni trance-global di Thievery Corporation
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