Nel panorama dell’indipendenza italiana, Stagioni Asincrone di AEntropica si distingue per la sua natura fortemente concettuale e per l’unità d’intenti tra suono e parola.
AEntropica – Stagioni Asincrone
Il disco si configura come un progetto composito e stratificato. Frutto di un lungo percorso di lavorazione che ha avuto origine durante il primo lockdown del 2020. La coppia artistica formata da Carlo Olimpico e Valentina Mariani propone un ascolto denso, costruito su un dialogo costante tra strumenti elettronici, voce narrante e una visione del mondo esplicitamente politica e umana.
AEntropica lavora sull’intersezione tra generi e linguaggi, mettendo in campo riferimenti culturali, mitologici e letterari, senza mai perdere di vista l’aspetto musicale. La produzione resta volutamente asciutta, a tratti minimale, ma non per questo povera. C’è una cura nei dettagli che emerge con più forza a ogni ascolto, specialmente nelle tessiture elettroniche e nell’uso calibrato delle chitarre.
“Il Mare Nuovo” apre il disco con un’atmosfera evocativa e una costruzione testuale raffinata, mentre “La Sete” e “Autunno” riportano il tutto su un piano più intimista, quasi contemplativo.
La pluralità delle voci – spesso presenti entrambi gli autori al microfono – conferisce varietà all’album e ne arricchisce la prospettiva. Anche i brani più narrativi, come “Ulisse” o “Il Guado”, mantengono un equilibrio tra contenuto e forma, evitando derive autoreferenziali. Il lavoro sui testi è centrale: Mariani dimostra consapevolezza linguistica e sensibilità poetica, offrendo un punto di vista femminile che non è semplice cifra estetica, ma presa di posizione culturale.
In definitiva, Stagioni Asincrone è un disco che chiede attenzione e tempo, ma che sa ricompensare con una profondità rara. Non è un’opera immediata, ma è proprio nella sua complessità che trova il suo valore più autentico.
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