Un singolo appena pubblicato, “Male Male”. Un progetto che si sviluppa in quattro EP concettuali. Un anno di bei successi come la finale di Musicultura 2024 e un feat. Con Edda. I The Snookers sono questo e molto altro. Ce lo raccontano loro stessi in questa intervista.
The Snookers intervista
Ciao The Snookers! Rompiamo il ghiaccio: perché avete scelto di chiamarvi così, con un termine del gioco del biliardo?
Ciao!
Il nome risale al 2018, quando avevamo appena iniziato a suonare insieme. Solitamente dopo le prove andavamo nella sala da bowling vicino a Morbegno, dove viviamo, e giocavamo a biliardo. Quando è arrivato il primo concerto ci è stato chiesto il nome da mettere in cartellone ma non ne avevamo ancora uno, così abbiamo detto “The Snookers”. Lo snooker è una variante di biliardo inglese e abbiamo scelto un nome straniero perché a quei tempi scrivevamo musica in inglese.
Quando è arrivata la necessità di scrivere in italiano abbiamo pensato a lungo a un nome differente, ma non abbiamo trovato nulla che fosse rappresentativo e suonasse bene come questo.
Un nome che vi sta portando fortuna. In questi anni siete cresciuti molto, vantate una finale a Musicultura e un brano insieme ad Edda. Come avete raggiunto questi obiettivi?
Crediamo che la chiave per raggiungere questi obiettivi sia creare rete tra le persone. Dal 2019 collaboriamo con Davide Lasala e Andrea Fognini di Edac Studio, che ci hanno aiutato nel percorso di crescita. Da quell’anno abbiamo ampliato il nostro team, ad esempio lavoriamo molto con Marcello Perego di MilkIt Film Studio per realizzare i videoclip.
La canzone che è stata selezionata tra gli otto vincitori di Musicultura è “Guai”. Davide e Andrea ci aiutano da sempre a raggiungere il massimo potenziale delle canzoni, e se “Guai” ha ottenuto questo riconoscimento è anche merito loro.
La collaborazione con Edda è nata grazie a Davide che aveva registrato “Stavolta come mi ammazzerai?”, album di Edda uscito nel 2014. Mentre scrivevamo “Madre” abbiamo pensato da subito che calzava perfettamente con il suo stile, quindi Davide gli ha mandato il brano e da lì è nato tutto.
Il vostro nuovo singolo invece è Male Male, e qui parlate di bullismo e body shaming. Argomenti attualissimi. Come è nato il brano e che idea avete di queste problematiche?
“Male male” è stato scritto lo scorso gennaio mentre eravamo in una baita di montagna, dalle nostre parti in Valtellina, per una settimana di scrittura. Come ormai è solito fare per noi, abbiamo scavato nei ricordi che più ci hanno formati. In questo caso Anita parla di quando veniva presa in giro per il suo aspetto quando era bambina. Lei non ne ha parlato mai con nessuno e per anni si è portata dentro il disagio che il suo corpo le provocava perché aveva cominciato anche lei a sentirsi sbagliata. Crediamo che ora più che mai la tematica del bullismo sia diffusa e delicata perché si sono aggiunti i social tra i contesti in cui ci si misura con i coetanei, cosa che noi non potevamo fare. Ci si sente giudicati anche quando non ci sono persone presenti vicino a noi. Speriamo che questo brano possa arrivare alle orecchie di chi ha vissuto o sta vivendo la stessa cosa.
Pensate che la musica possa essere un mezzo, anche una valvola di sfogo, per combattere questo odio, che tante volte viaggia veloce anche sul web?
La musica può essere una valvola di sfogo, ma ancora più importante ha il potere di sensibilizzare le persone su molti temi, tra cui appunto quello del bullismo. Siamo consapevoli del ruolo dell’artista, per questo cerchiamo sempre di portare a una riflessione attraverso i nostri testi.
La situazione sul web è particolarmente negativa, per questo cerchiamo di stare attenti a come lo usiamo. Se si guarda tra i commenti di qualunque post di testate o persone rilevanti si trovano commenti offensivi. Forse abbiamo perso la misura e il significato delle parole quando scriviamo su internet.
Tanti giovani non reggono il peso delle critiche e degli insulti. Lo vediamo spesso anche tra artisti che sempre più spesso si prendono pause per salvaguardare la loro salute mentale. Vi siete mai trovati, da musicisti, in questa situazione? Chi vi aiuta a gestire lo stress dell’essere in vista, sui social come sul palco?
Per ora fortunatamente non è mai successo. Lo stress sul palco non è un problema, lo viviamo come un posto familiare e in qualche modo naturale riuscendo a trasformare l’ansia in energia positiva che ci permette di comunicare con il pubblico.
Lo spazio sui social invece è diverso, quello che viene richiesto è per certi versi più personale e a volte più invasivo. Riconosciamo che questi mezzi diano una visibilità che vent’anni fa sarebbe stata difficilmente raggiungibile ma sentiamo comunque lo stress di utilizzarli quotidianamente perché siamo persone molto riservate e se per noi è naturale comunicare con un pubblico presente, ci risulta molto più difficile farlo sui social.
Ci spiegate cos’è il progetto Esplosi?
Esplosi sono quattro EP fisici che contengono quattro singoli, che stiamo pubblicando sulle piattaforme online in questi mesi, e delle versioni live, demo e pre-produzioni di canzoni estratte dai nostri album “L’universo si arrende a chi è calmo” (2023) e “Una famiglia normale” (2024) per un totale di 24 canzoni. Ad esclusione dei singoli, tutto il materiale si può trovare solo nella copia fisica degli EP che si possono già acquistare in anteprima su Bandcamp o scrivendoci sui social.
Abbiamo curato tanto anche la parte grafica affidandoci a Pietro Berselli e Greco Fieni di Monoreplica. Volevamo che le immagini delle copertine comunicassero tra loro, dando vita a un nuovo significato una volta unite tutte e quattro.
Grazie per essere stati con noi! Ultima domanda aperta: chiedete qualche cosa a voi stessi e rispondete liberamente.
Probabilmente una cosa che possiamo chiedere a noi stessi è di continuare a lavorare tanto. Non è facile portare avanti un progetto di musica indipendente perché si basa sulla forza di poche persone che credono fortemente in un progetto e fanno mille sforzi per portarlo avanti. Noi ci auguriamo che possa continuare così e per questo possiamo ringraziare il nostro team.
Leggi anche –> La Classifica di BRN #19: un maggio ricco di buona musica
