(Nothing last) forever l’album electro-pop di Sandra Kolstad

sandra_kolstad(Nothing last) forever” è il secondo album della norvegese Sandra Kolstad, disponibile sulle piattaforme digitali e in versione fisica dallo scorso 15 marzo. Nella sua terra d’origine, Sandra è già una star dell’electro-pop, mentre sta iniziando a muovere adesso i primi passi nel resto dell’Europa e nel nord America. Può però, nonostante questo, già annoverare la sua presenza in importanti festival a Berlino e a Londra. Ascoltando anche il precedente lavoro “Crux”, uscito due anni fa, tutto si potrebbe dire di lei tranne che abbia una formazione classica alle spalle.
Come dicevo prima, il genere di Sandra è l’electro-pop, che tanto sembra andare di moda ultimamente nel nord Europa. Ascoltando le tredici tracce di “(Nothing last) forever”, ad un certo punto si ha la sensazione di essere catapultati in una discoteca anni’80, come conferma anche lo stile della cantante, che probabilmente ha una vera e propria passione per quella decade.

La tracklist dell’album è così composta:
The First Deception (The First Guarantee)
Kyrie (Elysion)
The Young (Evil)
Discovery (Every Part Of The Picture)
Run Away (Where Are We)
The Well (We Will Change It All)
(Don’t Ask) Right Now
Do The Dive (Gravity Animals) (ft. Son Of Light)
Pure (And Punished)
The Edge (Chasing Ghosts)
Circles (It’s Got Every Part Of Me Running In)
Titanic I (Jeg Har Klokker Som Gaar Baklengs)
Titanic II (Oh How We Waited For This Moment)

Già dal primo pezzo, che non raggiunge neanche i due minuti, possiamo capire quanto sia bella la sua voce che, grazie all’aiuto dell’eco, sembra portarci in un’altra dimensione. Non lasciamoci però ingannare perché, purtroppo, basta passare alla traccia successiva per constatare che i richiami “new age” presenti non sono nelle sue corde. Il singolo scelto per lanciare questo lavoro è “Run Away (Where Are We)”. Mai scelta fa più azzeccata, visto che tra tutte le canzoni è una delle più coinvolgenti. Il resto è un susseguirsi di brani molto simili. Solo i due “Titanic” si differenziano un po’: la prima interamente strumentale, mentre la seconda si mantiene sullo stesso ritmo fino al primo ritornello, con in più l’aggiunta delle parole.
Quando ci si trova ad ascoltare un album appartenente a questa corrente musicale il rischio di trovarlo ripetitivo è forte, per questo motivo lo consiglio soprattutto a chi il genere già lo “mastica”, o anche a fans di artisti o band che negli anni ’80 hanno contribuito a portare la new wave e l’elettronica ad essere colonne sonore di quel periodo.

Valentina Pesenti

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