Mark De’ Medici: “Sono un Bolgheri: corposo, ma che scende giù bene”

Mark De Medici il 19 novembre ha pubblicato tre singoli: “Stella Binaria”, “Merce Rara” e “Sgangherato”. Una sorta di ep e in questa intervista ci ha raccontato il backstage di tutto ciò.

mark de medici

Mark De’ Medici

Ciao Mark, sono usciti gli ultimi tre singoli del tuo ultimo progetto. A quale di queste canzoni sei più legato e perché?

Ciao ragazze di Brainstorming Magazine!

A livello umano sono più legato a Sgangherato, che tra le 3 è anche la canzone meno recente. Era il 2017, vivevo a Milano e facevo l’insegnante di ballo senza avere mai ballato prima. Mentre provavo alcuni passi ricordo di aver pensato che non fossi proprio portato per quella strada, perché nella danza ero tutto fuorché grazioso ed ordinato. Pensai appunto di essere sgangherato.

Credo che nessun termine potesse essere più appropriato e ci ricavai una metafora di vita. In generale non sono mai riuscito a percorrere senza intoppi una strada prestabilita e non ho mai avuto la sensazione di riuscire a controllare il corso degli eventi.

Anche se il brano non è scritto recentemente, ho ancora quel modo un po’ sgangherato di affrontare le cose. In realtà però è una canzone allegra, nessuna tristezza anzi, è una consapevolezza che mi lascia un sorriso. A livello artistico però è Stella Binaria quella che mi piace di più perché è più ricca di spunti sia a livello di testo sia come struttura canzone.

La nostra preferita è “Sgangherato”, quindi ti chiediamo: ci racconti la genesi di questo brano?

Giuro di non aver sbirciato la domanda numero 2! Ma vi ho già risposto nella prima.

Sei conosciuto nel settore per il tuo singolo “Marta” finito anche nelle playlist Spotify. Quali sono gli step che ti hanno aiutato nel raggiungere questo obbiettivo?

Molto semplicemente: Marta uscì con un’etichetta discografica e per quanto se ne possa dire, la differenza tra proporre qualcosa in maniera totalmente indipendente o proporla con un team forte che lavora con te all’uscita di un progetto, sia esso un singolo o un ep si sente e come. In quel caso diciamo che oltre a questa cosa probabilmente era anche il brano giusto al momento giusto, ricordo che si allinearono diversi pianeti ed andò bene sia il brano sia il video.

Ora che si è chiuso questo capitolo aperto in Aprile, quali sono i tuoi prossimi progetti?

Considerando che sono tutti brani concepiti tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 e nel frattempo sono cambiate tante cose sia nel mondo sia nella mia sfera personale, queste uscite per me sono importanti perché chiudono un grande cerchio. Adesso ho voglia di ripartire come non fosse mai uscito niente, ma con le consapevolezze acquisite fino a qui. Lavorerò duro questo inverno e vediamo se a primavera il sole splende e ci porta un Ep nuovo di pacca. Ho qualche demo pronta, ma voglio compiere un’evoluzione netta rispetto ai brani usciti fino ad ora.

Un tratto distintivo delle tue opere sono anche le copertine, come ti è venuta l’ispirazione?

Conosco Lapo (Vlore139) da tantissimi anni, ma non avevamo mai fatto qualcosa insieme; però da quando sono tornato in Toscana ci siamo beccati spesso e già mi aveva aiutato ad organizzare il video di Miraggio e la relativa cover.

A quel punto avevo dei brani pronti e delle cover da fare. Abbiamo capito che era il momento giusto per collaborare seriamente.

Lui conoscendomi da tanti anni sa che a me sono sempre piaciute le opere più visionarie ed astratte. Per un po’ di tempo ci siamo scambiati file di quadri, immagini, foto, qualsiasi spunto possibile finché non abbiamo trovato un libro di Basquait che aveva lui in casa.

Sfogliandolo ci siamo accorti che ci piacesse molto quel tratto sregolato, quasi bambinesco e molto emotivo. Lo abbiamo preso come spunto e da lì è iniziata la vera messa a fuoco. Per ogni brano abbiamo individuato un colore ed una scena simbolica o sensazione che potesse rappresentarlo e lui ci ha sketchato su.

Piano piano ci siamo accorti che avevamo creato una serie di copertine che si parlavano tra di loro, ma ognuna con una propria identità. Le abbiamo anche stampate e devo dire che in formato grande si percepisce ancora di più il lavoro che c’è dietro e ne vengono esaltate le caratteristiche. Ci piacerebbe un giorno fare una collezione con tutte queste stampe ed allestirle in una stanza come fossero opere in un museo. Però insomma, un passo alla volta ci arriviamo.

Ultima domanda: se dovessi descriverti con una bevanda o un cocktail, quale sarebbe?

Direi un Morellino di Scansano o un Bolgheri: corposo, ma che scende giù bene. Almeno spero insomma, sicuramente io col vino vado a nozze.

Leggi anche –> Organizzare concerti, come si scelgono headliner e band d’apertura

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