Forse Danzica: “Il nostro brano parla di quello che vuoi vederci tu”

Il 18 novembre è uscito “Seta”, il nuovo singolo dei Forse Danzica. Un nuovo capitolo electro-pop dalle venature post-punk che affronta il tema della dipendenza affettiva. Un nuovo brano dedicato a tutti quelli che amano ballare sulle canzoni tristi.

forse danzica

Forse Danzica

Allora, partiamo dal  sound: electro-pop e atmosfere vintage. Quali sono le tue influenze musicali? E quali sono ben rintracciabili in quello che fai?
Mi sento più influenzato dagli approcci e dalle suggestioni che dalla musica in sé. Per dire, Seta e i brani che seguiranno sono stati scritti circa sei mesi fa mentre stavo dando un esame sul Pierrot Lunaire di Schönberg, ed ero molto coinvolto da quelle atmosfere e dal senso di imprevedibilità dato da quell’approccio all’espressionismo e dall’idea che la musica possa restituire la mutevolezza degli stati d’animo in divenire. L’idea dell’inserto club di Seta è arrivata da queste riflessioni ad esempio. Qualcuno a cui guardo spesso, in ogni caso, è James Blake, ma non so quanto sia rintracciabile in quello che poi effettivamente faccio.

Passiamo al vostro nuovo singolo, “Seta”. E’ un brano che parla di friendzone?
In teoria no, anche perché non mi è mai capitato. In pratica può parlare di qualsiasi cosa, se qualcuno ce la vede.

Vi abbiamo intervistato qualche mese fa, ma vi richiediamo. Se doveste descrivervi con un drink o una bevanda quale scegliereste e perché? 
La Tachipirina in polvere è un drink? Perché sono astemio e ho spesso mal di testa quindi non vado spesso oltre a quella…

Parliamo anche di questo ultimo periodo: come ha influito la pandemia sulla vostra musica?
Questo progetto non esisteva prima della pandemia, in ogni caso questi due anni li abbiamo passati quasi interamente su ableton quindi sicuramente ci ha migliorato. A livello personale ho processato il bisogno di relativizzare il tempo e le esperienze superflue, cercando di scremare i momenti inutili dalla mia vita, e la musica è sopravvissuta al processo quindi è stata una conferma importante che è quello che voglio fare da grande.

Ci siamo sentiti verso marzo, cosa è cambiato artisticamente e personalmente da quella volta?
La differenza più importante da marzo a oggi è che abbiamo le idee molto più chiare e ci siamo fatti un po’ di anticorpi contro le angosce del settore, quindi stiamo vivendo la cosa più serenamente e con più pazienza.

Leggi anche –> Organizzare concerti, come si scelgono headliner e band d’apertura

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