Rainy, fuori il nuovo album dal titolo “Esistenze a metà”

Fuori dal 21 maggio “Esistenze a metà”, il nuovo disco di Rainy. Un album di dodici canzoni che raccontano la vita di tutti i giorni. Storie personali alternate a riflessioni sulla società, sulla guerra e sul dolore che avvolge il mondo. Ogni brano è intrinseco di profondità, di poesia. Lo stile di Rainy è particolarmente toccante.

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Rainy – Esistenze a metà

Testi coinvolgenti e a volte anche difficili da affrontare sono accompagnati da un sound affascinante. Un buon mix tra le ultime tendenze indie, l’underground e il rock. Ci sono brani energici alternati ad altri delicati, insomma c’è una buona varietà. Il bello è che nonostante questi “cambi” si sente un fil rouge che li collega tutti. Un velo cupo e malinconico che avvolge un po’ tutti i pezzi.

Riascoltando più volte il disco non abbiamo dubbi su quale sia il brano più bello: “Estasi fetale”, che ci ricorda un po’ i Subsonica. Altrettanto interessante ma con uno stile diverso è “Domenica”, più vicino al sound dei Lunapop.

L’album si apre con Cos’è l’amore?, brano che riflette sulla purezza dei sentimenti, sull’“amare senza comprendere cos’è l’amore” per citare un verso di della canzone.
Rainy riflette: “A volte perdiamo tempo a chiederci dei perché che non hanno una risposta. Forse dovremmo vivere e basta, sentire senza auspicare al racchiudere l’esperienza in parole dietro le quali si nascondono tutti i limiti dell’umanità”.

L’album scandaglia numerose tematiche, come il tentativo di controllo, la tossicità di certi circoli viziosi, l’impatto che il passato continua ad esercitare su ciascuno di noi, tutti temi esplorati in brani come Pensieri Bulimici e Estasi Fatale.

Non manca l’elemento politico, esplorato nel brano Palestina, o l’attualità di Covid 19:
“Questa pandemia ci posto di fronte a tutti i nostri limiti, a tutti i nostri paradossi. Una società che non si può fermare, un mondo in cui il denaro conta più delle vite umane. Un virus che da molti è stato definito addirittura come un antidoto agli stupri perpetrati dall’umanità nei confronti della natura”.

L’album rappresenta un vero e proprio viaggio nei lati più oscuri e malinconici dell’esistenza umana e della nostra società. Ogni brano è una presa di coscienza, spietata e lucida, dell’inevitabilità della sofferenza e della caducità dell’esistenza. Tuttavia, non manca un lume di speranza (si ascolti The show must go on, traccia conclusiva) a illuminare la via, come ci ha raccontato l’autore: “la vita deve continuare. Dobbiamo amare quest’ultima nonostante la sua tragica natura, è l’unica via per non collassare in una passività nichilista che altro non fa se non peggiorare la nostra condizione. La musica, con la sua catartica capacità, può darci una mano per camminare insieme in questo oscuro, splendente spettacolo”.
 

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