Limbrunire: “mi sento parte della natura, le sono grato”

Fuori dal 16 dicembre 2022 “Orocolante”, il nuovo singolo de Limbrunire. Un nuovo capitolo che si aggiunge al progetto solista di Francesco Petacco, in arte Limbrunire, cantautore ligure già noto alla scena indipendente che torna con un brano: un primo assaggio di un nuovo disco in uscita e finalista al Circonomia Green Music Contest e vincitore del Premio Speciale Radio Alba. 

“Orocolante” è dunque un brano dolce amaro di chi continua a cantare su una nave che tuttavia sta affondando, cullati da un tappeto elettronico dove è possibile nascondere tutta la polvere di un mondo che stiamo calpestando: una consapevolezza oscura mascherata da un singolo sfacciatamente pop. 

Noi volevamo saperne qualcosa in più, e come sempre siamo partiti dai suoi tre dischi fondamentali.

limbrunire intervista

Limbrunire intervista

Quali sono tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la tua formazione musicale?
E perché?

Senz’ombra di dubbio The Dark Side Of The Moon che mi facevano ascoltare i miei quando ero ancora nella culla, crescendo poi ho capito il perchè.
Dopo cinquant’anni dalla sua uscita credo rimanga ancora l’opera rock perfetta che non stanca mai l’orecchio dell’ascoltatore nonostante quest’ultimo possa conoscerne ogni singola nota, parola o effetto.

Led Zeppelin IV è stato il trampolino di lancio nella dimensione più hard rock, la grande rivelazione!
Quel riff iniziale di Black Dog e quella voce graffiante e dannatamente bluesy mi fa venire ancora adesso il brividino lungo la schiena e la voglia di mettermi dietro la batteria a imitare l’unico e inimitabile John Bonzo Bonham.
E infine ma non per ultimo Storia di Un Minuto della PFM, l’iniziazione al genere prog. che in un primo momento pensavo fosse solo di competenza di band anglosassoni.

E invece quella band tutta italiana con Mauro Pagani al violino/flauto traverso e voce mi ha rapii l’adolescenza e non solo.
Ricordo ancora quando tra i banchi dell’istituto commerciale durante le lezioni di economia aziendale sulla scrittura in partita doppia ripetevo tra me e me:
suona un corno da cocchiere, lustra l’abito del Re..è la carrozza di Hans!

C’è sempre una sorta di denuncia nei tuoi pezzi. Di cosa parla “Orocolante”, e perché senti questa tematica così vicina?

Tratta il delicato argomento del climate change in atto e di quanto l’essere umano e di conseguenza le sue scelte possano essere determinati al fine della sopravvivenza futura della nostra e di altre specie su questo meraviglioso e fragile pianeta.
La sento così vicina perché mi sento parte della natura, le sono grato, mi sento ospite nei suoi confronti e mi fa male assistere alla quotidiana indifferenza davanti alle eloquenti richieste d’aiuto da parte sua; i segnali che ci invia sono ben chiari eppure la maggior parte di noi li ignora delegando il prossimo, mai modificando nel piccolo un proprio comportamento.
E il greenwashing con il quale vi è palese speculazione economica, omertà e buon viso a cattivo gioco mi fa ancora più male.

Ti senti mai in competizione con il resto della scena indipendente?

Assolutamente no, non mi sento in competizione con nessuno perché reputo la musica tutto fuorché una gara a chi ce l’ha più lungo come vogliono inculcare dai piani alti e bassi con la rincorsa spasmodica e maniacale al numero.
La musica è un espressione del sé bambino cresciuto e diventato adulto, e dovrebbe essere percepita come ciò.
L’agonismo lasciamolo allo sport, così come l’egocentrismo che prende il sopravvento sul resto!
Amo quando un mio “collega” mi prende per il bavero con una strofa o con un inciso inaspettato proprio perché dentro di me alberga riconoscenza e competitività verso il prossimo, al limite verso me stesso.

Come mai sei così affezionato a questo contrasto, che vede tematiche e parole molto forti su un tappeto musicale che suona spesso allegro e ballabile? E’ qualcosa che ricerchi o ti viene naturale?

Mi viene alquanto naturale, o almeno non è così razionale come possa sembrare; mi metto alle macchine e lascio che vada come deve andare.
I testi probabilmente sono frutto di riflessioni alle quali mi espongo quotidianamente e che finisco per non farci caso durante l’atto creativo.
E’ frequente comunque che utilizzi ritmi movimentati e credo che derivi da un background abbastanza “batteristico”. Il primo approccio alla musica suonata è avvenuto proprio alla batteria, mia madre mi racconta sempre che ancora prima di parlare imitavo i tamburi percuotendo pentole con cucchiai e forchette varie.

Se fossi un drink quale saresti e come mai?

Uno Sazerac, a quanto pare il primo drink della storia creato da un farmacista francese!
Non è per tutti, è alquanto particolare e va saputo gustare lentamente, la bevuta alla goccia in questo caso può avere forti controindicazioni.
E’ dolce amaro proprio come Orocolante ed è un sentito omaggio a colui che me lo fece conoscere per la prima volta.
Al mio caro amico Garazz che non c’è più, ma c’è sempre lì dietro al banco dei ricordi.

Sazerac:

1 e 3/4 oz (5 cl) Cognac
1/4 oz (1 cl) Assenzio
1 zolletta di zucchero
2 das Peychaud’s bitter

 

Leggi anche –> Concerti, come organizzare un tour nel 2023 per musicisti emergenti

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