“Lo sceriffo della mia città”, il singolo della Banda POPolare dell’Emilia Rossa

“Lo sceriffo della mia città” è il nuovo singolo dei Banda POPolare dell’Emilia Rossa. Un brano che vede la collaborazione di ‘O Zulù, leader dei 99 Posse il quale canta il ritornello del brano in lingua napoletana.

"Lo sceriffo della mia città" banda popolare dell'emilia rossa

Banda POPolare dell’Emilia Rossa“Lo sceriffo della mia città”

Si tratta di un brano impegnato politicamente che mette in musica le ingiustizie che il governo sta portando avanti. Il tema dell’immigrazione e della discriminazione è al centro di tutto, ma non mancano neanche accenni ai diritti civili e all’aborto.

“Del tuo corpo ha la proprietà vale più la vita di un embrione di quella di un bambino sul barcone” è una delle frasi che più hanno colpito del brano. E’ una canzone su cui è impossibile rimanere indifferenti. Il sound sul punk rock è accattivante e frizzante, ricordando anche un po’ di ska. Un ritmo che accompagna un testo profondo e che fa davvero riflettere sulla situazione attuale.

Una critica ironica alla politica e ai falsi valori che porta avanti. “Lo sceriffo della mia città” mi piace molto sia per testo che per sound.

“Lo sceriffo della mia città” è anche la canzone con cui la Banda lancia ufficialmente il crowdfunding per il suo nuovo album Sempre dalla parte del torto, in arrivo prossimamente e che vedrà la partecipazione anche di Modena City Ramblers, Gang, Kento e Marcello Coleman.

Il crowdfunding, che ha già superato il 65% dell’obiettivo iniziale, è attivo sul sito di Buonacausa:
https://buonacausa.org/cause/sempredallapartedeltorto

Il nuovo singolo, attraverso il sarcasmo, denuncia la politica repressiva dei cosiddetti “sindaci sceriffi” -e anche del governo- sia nei confronti dell’immigrazione e della povertà urbana affrontata come una colpa individuale da schiacciare in nome del decoro e dell’interesse di affaristi, commercianti e palazzinari, sia nei confronti dei diritti civili visti non come un atto di progresso ma come una minaccia verso il concetto reazionario della famiglia tradizionale. “È un manifesto contro la politica non solo dell’attuale governo ma di quella degli ultimi trent’anni”, dice la Banda.

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