Moonari: “Non vergognatevi ad essere Desperados”

È uscito venerdì 31 marzo 2023 il nuovo singolo di Moonari dal titolo “Città del Futuro”. Un nuovo capitolo per il progetto solista di Giovanni Cosma, in arte Moonari, che affonda nella scena underground romana e che ci accompagna verso la stagione calda con un brano che nasce come una qualsiasi canzone d’amore. Sempre estiva, sempre avvolta da un mellifluo strato di nostalgia con un po’ di rimorso estivo, sempre speranzosa. Dedicato a chi si sposta di città in città, verso un nuovo luogo da chiamare casa e agli ultimi romantici.

Noi lo abbiamo intervistato, partendo come sempre dai suoi dischi fondamentali.

Moonari intervista

 

Quali sono tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la tua formazione musicale? E per quale motivo?

I tre dischi che più hanno condizionato il mio modo di scrivere sono stati, nell’ordine:
1) “Viva la Vida or Death and All His Friends” dei Coldplay, soprattutto per le strutture dei brani, pop ma sperimentali poi 2) “Kid A” dei Radiohead, per i voicing, gli accordi, le armonie (uno dei dischi più belli della storia, secondo me), e per chiudere direi 3) “An Awesome Wave” degli Alt-J, un album che sembra un mix fra canti gregoriani, dub, indie e rock. Un disco secondo me rivoluzionario e che ha influenzato molto il modo in cui ragiono quando suono.

Qual è la città del futuro a cui fai riferimento nel tuo ultimo singolo? Che metafora hai deciso di portare avanti qui?

In realtà “Città del Futuro” è un inside joke tra me e i miei storici amici marittimi di Francavilla al Mare, in Abruzzo. Giocavamo a questo giuoco che si chiama “la Spia”, e in cui tramite determinati indizi bisogna far indovinare il periodo storico o il luogo in cui ci si trova, e c’era questa ragazza con cui al tempo mi frequentavo che in ogni occasione dava come soluzione “Città del Futuro”. Così è nato il titolo, poi chiaramente ci sono interpretazioni legate al testo, che però lascio a voi, io la mia ce l’ho e non mi piace imporla!

Ormai sei in giro da un po’. Hai qualche rimpianto?

Posso dire con felicità di non averne, e se ne ho in questo momento non mi vengono in mente. Mi sono sempre buttato in tante situazioni diverse senza farmi bloccare dal “non mi va”, perché per me il rimorso e i rimpianti sono la cosa peggiore a cui puoi andare in contro. La vita è una e il peggio che può succederti dell’averci provato è ricevere un no, che di certo non ti cambia la vita.
L’unico rimpianto indipendente da me è che, se avessi saputo che a Londra avrei perso più di metà del mio udito, non ci sarei mai andato. Ma forse non sarei dove sono ora e felice come lo sono adesso se fossi rimasto a casa, quindi va bene così.

Sei in tour con gli Eugenio In Via Di Gioia? Qualche aneddoto che non potremo mai trovare nelle loro interviste?

Quest’ultimo tour dei 10 anni lo hanno fatto solo loro 4, per celebrare il ritorno alle origini.
Mi hanno però coinvolto facendomi fare due aperture, una il 4 aprile all’Orion di Ciampino (RM), e la seconda in chiusura del tour il 6 aprile all’Alcatraz a Milano. Li considero dei fratelli e gli voglio un bene incredibile.
Più che aneddoto posso dire una skill segreta di Emanuele Via: è un fisioterapista pazzesco. Prima del Carroponte l’estate scorsa mi ha fatto un massaggio così energico e fatto bene che ho vomitato. Grande Emanuele. Lorenzo Federici e Paolo Di Gioia sono in fissa coi vulcani. Eugenio invece è un androide.

Ultima domanda: se fossi un drink quale saresti, e perchè?

Una birra Desperados. La Desperados è screziata da chiunque, ma è buona e va rilanciata. Non vergognatevi ad essere Desperados.

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