Roberto Benatti: “Il brano è per chi vuole iniziare una nuova vita”

E’ uscito venerdì 29 settembre 2023 in distribuzione Artist First il singolo di debutto del musicista e cantautore lecchese Roberto Benatti, ad anticipare un album appena uscito dal titolo “Aspettando Ribot”. Benvenuti in un nuovo mondo a tinte pastello che ci svela un’intima autobiografia musicale: una storia d’amore di quelle forse molto comuni, con un lieto fino decisamente meno comune – un brano che fa parte di un disco sinora rimasto nascosto. Roberto ci racconta quindi della sua Silvia, incontrata sui banchi di scuola, che ancora lo chiama per cognome. 

Noi non potevamo lasciarcelo sfuggire, e abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui partendo, come sempre, dai suoi dischi preferiti.

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Roberto Benatti intervista

Quali possono essere tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la tua formazione artistica? E perchè?

La domanda per me è molto complessa, perché mi domando sempre in quale rapporto considerare le mie due vite musicali, quella di contrabbassista d’orchestra e quella di cantautore; sforzandomi di considerare la mia formazione artistica come un percorso unico, direi: Fugazi, Repeater; un capolavoro assoluto che mi riascolto ancora oggi con enorme piacere; è il disco che mi ha fatto decidere di suonare come scelta di vita, non solo come passatempo; il modo in cui Ian MacKaye viveva la musica mi ha letteralmente conquistato e influenzato nel profondo. Le Suite di Bach suonate da Rostropovič credo sia stato il disco che ho più ascoltato nella mia vita; nei primi anni di conservatorio ha rappresentato per me il canone di perfezione cui aspirare; c’è la musica più bella del mondo eseguita da un solo esecutore con un solo strumento, cosa che si addiceva perfettamente agli anni di studio forsennato nella mia stanza in solitudine. Rimini di De André, infine, contiene due canzoni ineguagliabili per capacità di scrittura di poesia in musica: Coda di Lupo e Rimini. E tanto basta per farmi venir voglia di scrivere, ogni volta che lo riascolto.

A chi potrebbe essere utile l’ascolto di “Tu dove sei”, e in quale periodo della sua vita?

Io credo che la storia che sta dietro a “Tu dove sei” possa far bene a chi vuole provare ad iniziare una nuova vita, anche se questo può comportare enormi difficoltà; e il fatto che sia una canzone leggera e allegra credo possa aiutare ad affrontare col giusto stato d’animo i problemi che ogni scelta e ogni cambiamento comportano.

Quale potrebbe essere il ruolo di un’etichetta discografica nel 2023?

Ho deciso di autoprodurmi Aspettando Ribot perché avevo una grande paura: temevo che invischiandomi nella ricerca di una casa discografica avrei finito per far passare troppo tempo, cosa che mi avrebbe fatto venire le canzoni a noia. E invece io volevo che sia la fase dell’incisione che quella della pubblicazione non fossero troppo dilazionate nel tempo, per non perdere il piacere di suonare e parlare del mio lavoro. Ciò detto, sono certo che una casa discografica mi avrebbe aiutato moltissimo per le scelte di produzione e per le scelte di distribuzione. Mi piacerebbe molto incidere le prossime canzoni col supporto di chi produce dischi per lavoro; tuttavia ammetto di non essere scontento di come è andata sino ad ora la mia esperienza con Aspettando Ribot. Mi sto divertendo moltissimo!

A quali altri progetti musicali paralleli stai lavorando?

Oltre a lavorare in orchestra come contrabbassista, col mio inseparabile amico Sebastiano De Gennaro, percussionista geniale, ho fondato un duo, il Micro Collettivo Pisolini; questo è un progetto cui tengo moltissimo e che coinvolge compositori giovani che scrivono pezzi solo per noi. Lavorare a stretto contatto coi compositori è davvero esaltante, e lavorare con una mente creativa come quella di Seba lo è ancora di più.

E se fossi un drink, quale saresti e perchè?

Decisamente sarei una birra d’estate e un bicchiere di vino rosso d’inverno. Le mie scelte musicali, come cantautore, sono della più estrema semplicità ed essenzialità: abituato a suonare composizioni complicatissime con cento colleghi in orchestra, nella mia scrittura rifuggo ammiccamenti, profumi, sapori che vadano oltre gli ingredienti essenziali. O almeno ci provo!

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