Il 29 marzo uscirà Heaven X Hell il super atteso ultimo album dei Sum 41. Si parla di questo disco da tantissimo tempo e non posso credere di avere finalmente la possibilità di ascoltarlo. Venti canzoni divise in due parti: la prima Heaven rappresenta il loro animo più pop punk, mentre Hell è la versione più heavy metal. Due animi che i Sum 41 hanno sempre avuto e alternato in questi 27 anni di carriera.
Heaven X Hell – Sum 41
Ho già ascoltato il disco in loop più volte e affermo con fierezza di essere del team Heaven, ma nonostante questo apprezzo moltissimi brani della seconda parte.
“Landmines” è stato il primo singolo pubblicato e un ottimo anticipo di ciò un fan si può aspettare dalla parte Heaven. Ritmi pop punk che sembrano tornare indietro nel tempo: veloci, energici e che sanno esaltare la voce di Deryck.
Quasi tutti i brani di questo lato mi piacciono nonostante si percepiscano diverse influenze come Machine Gun Kelly in “Time Won’t Wait”, gli Offspring in “Future Primitive” fino ai Green Day in “I Can’t Wait”.
Ma tra tutte le mie preferite sono senza dubbio “Dopamine”, “Not Quite Myself”, “Landmines”, “Waiting On A Twist Of Fate” e “Bad Mistake”. In queste le influenze si sentono ma molto meno, sono mescolate meglio con lo stile unico e inconfondibile dei Sum 41. E’ come tornare indietro nel tempo e risentire quello che erano i primi dischi della band. Un tuffo nel passato ma con l’esperienza e la maturità del presente.
In particolare “Dopamine” è davvero una droga, quasi come “Landmines”.
Alcuni brani sono forse più superficiali e raccontano solo storie, mentre in altre si sente davvero Deryck. Si sente il tormento che ha vissuto e che lo ha portato a decidere di stoppare tutto.
L’unico brano che non mi colpisce particolarmente è “Jhonny Libertine”, molto punk e veloce. Invece “Radio Silence” è la classica ballad molto stile “Catching Fire”, piacevole ma forse meno particolare rispetto alle altre.
Hell
Passiamo invece alla parte Hell che si apre con l’intro “Preparasi a salire”, purtroppo solo il titolo è in italiano. Mi aspettavo forse una “Ma poubelle 2.0”, ma purtroppo non è così. Superata questa piccola delusione devo dire che l’intro è decisamente accattivante e apre le danze per “Rise Up” che è tra le migliori di questo lato del disco.
Da qui in poi i suoni cambiano decisamente e si va melodie più vicine all’heavy metal che al pop punk, ne avevamo avuto già un assaggio con Order in Decline ma qui sembra che Deryck faccia un ulteriore passo in quella direzione. I testi diventano più tormentati e riflessivi, uno specchio preciso della melodia. Per apprezzare questo lato ci vuole più tempo, ma ascolto dopo ascolto mi innamoro di una canzone dopo l’altra. In particolare qui sono degne di nota “You wanted war”, “Stranger in these times” e “Rise Up”. Tutte canzoni che non finiscono troppo nel metal e tengono alto il sound tipico della band.
La più bella di tutte è però il finale “How The End Begins” che ha suoni sempre profondi e cupi, ma riesce davvero a toccare le corde giuste. Uno di quei brani che suona come un addio ai fan, e non solo, e proprio per questo sarà sicuramente apprezzata da tutti. Spero che sia il finale di ogni data del loro ultimo tour. Accattivante ed emozionante, questa è una delle canzoni meglio riuscite del disco.
Now it’s the end, we can’t we get it back
Why doesn’t anything good ever last
In conclusione, Heaven X Hell è un disco ben fatto che va incontro a tutti i gusti del pubblico dei Sum 41. Un album che sembra funzionare meglio rispetto agli ultimi due, ottimi lavori senza dubbio, ma quest’ultimo è più completo. Sentiamo anche Deryck sperimentare suoni nuovi e allo stesso tempo tornare alle origini della band. Non ci sono forse pezzi che possono diventare grandi hit a parte probabilmente Landmines. Heaven si presta un po’ a tutte le orecchie, mentre Hell ha bisogno di tempo ed è forse per quella parte dei fan più stretta che ha visto la band fin dall’inizio.
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