P L Z: “Siamo improbabili, goffi e “sbagliati”. E ne siamo orgogliosi”

È uscito venerdì 8 marzo 2024 su tutte le piattaforme digitali e in distribuzione Believe Music Italy il nuovo singolo dei P L Z dal titolo “cose belle”. Un nuovo capitolo per il duo senza volto di stanza a Milano: un’anima pulsante techno pop, una creatura luminosa dalle venature cantautorali che, come uno spettro,  vedevamo aggirarsi per la scena musicale già dal 2021, quando uscì l’album di debutto  “M E G A”, e che ora (finalmente) è di ritorno.

Noi li abbiamo intervistati, e come sempre non potevamo che partire dai loro tre dischi fondamentali, ed ecco com’è andata!

P L Z intervista

P L Z intervista

Quali sono tre dischi che sono stati fondamentali per il vostro percorso musicale? E per quale motivo?

Difficilissimo dirlo. Possiamo dire cosa ci è piaciuto molto di recente e di cui si parlava in studio mentre scrivevamo e producevamo. Ad esempio l’ultimo disco di Joy Orbison, Still Slipping Vol. 1. Molto notturno, elegante, ma a suo modo tirato, acuto, chirurgico. Joy e Leon Vynehall (avremmo potuto citare anche Rare, Forever di quest’ultimo) sono riferimenti di suono che abbiamo in testa da un po’. Visto che cerchiamo di accordare al mondo del clubbing anglo-tedesco un cantato in italiano, senza eccedere nella prolissità compiaciuta del cantautorato di ascendenza ‘70, potremmo citare Entropia Padrepio dei Post-Nebbia come esempio di scrittura lirica asciutta che gira intorno a un concetto cardine.

Quella wave un po’ tetra, un po’ fra il tenero e il disincantato, a suo modo “militante” in un modo indiretto, risuona abbastanza nelle nostre corde. Per il terzo disco vogliamo ripescare una pietra miliare che non c’entra nulla con l’elettronica ma che in qualche modo è finita con l’imporsi come riferimento in corso d’opera. Lavorando ai brani dell’ultimo disco a un certo punto ci sembrava di ragionare come una band progressive dei primi ‘70. Per cui si potrebbe tirare fuori un bel The Lamb Lies Down On Broadway dei Genesis, ultimo disco (un doppio tra l’altro) con Peter Gabriel, disco divisivissimo, che nel 1974 metteva insieme un immaginario pre-punk newyorkese, il Brian Eno prima maniera e arrangiamenti incredibili. Visto che nel prossimo disco sono confluite reminiscenze e idee musicali della prima adolescenza (non scherzo), forse è giusto tirare in ballo questo disco che fa parte di quel periodo della vita..

Qual è il vostro rapporto coi social e con questa voglia ossessiva di mostrare sempre cose belle? Il vostro ultimo singolo parla anche di questo?

I social sono il male, ma un male necessario. Certo sarebbe bello assistere a una rivoluzione dal basso in stile V For Vendetta, che metta in ginocchio tutto questo sistema piuttosto ridicolo e conformistico di mettersi in mostra e comunicarsi. Sai che ficata se gli artisti tornassero a fare le loro cose sbattendosene della netiquette, vivendo la distanza e l’isolamento come uno strumento per amplificare l’immaginazione di chi ascolta, piuttosto che usare i social come confessionali per esibire fragilità e drammi, per testimoniare la palingenesi come dei protocristiani millenaristu?

I social hanno dato la stura a una forma di esibizionismo e voyeurismo moralistico puntellato di panini gourmet, gattini e tutorial vari. Sì, Cose belle parla anche di questo: di quanto sia posticcia questa posa conciliante, questo volemosebbene imperante che spazza sotto il tappeto ingiustizie e iniquità materiali. Possibile che l’umanità ancora creda che “basta crederci”, “basta essere se stessi” e sulla base di questi valori disneyani giustifichi le peggio cose?

 

Per quale motivo avete deciso di tornare proprio adesso? E quali sono i vostri piani per il resto del 2024?

Non sono cose che si decidono. Si ritorna quando si ha qualcosa da dire. E a questo punto di cose ne avevamo parecchie. Tutto il 2023 è stato un anno molto prolifico in termini di scrittura e produzione di materiale nuovo e remix. Quest’anno bisogna cominciare a pubblicare un po’ di roba che ribolle. Non stiamo più nelle maschere. Ci sarà un disco, bello coeso, romantico, ironico, disperato, tirato, rissoso e sornione come non si sentiva da un po’ a queste latitudini. 

 

Cosa avete in comune con l’artista Emanuele Ferretti che ha curato la copertina di questo nuovo singolo (e delle prossime)? Come lo avete conosciuto e scovato in mezzo a tanti altri?

Emanuele è un nostro amico carissimo, compagno di gozzoviglie.. Con lui condividiamo molte affinità elettive, idee e gusti musicali: spesso ci confrontiamo con lui per feedback e scambi, restituendo il favore sulle sue cose. Ad esempio P L Z Jr ha prodotto “Butter” il disco d’esordio di Emanuele come ExWyfe. Il suo progetto di illustrazioni BeautySucksOrKills ci ha ispirato il concept del prossimo album. 

Ultima domanda: se foste un cocktail quale sareste? E perchè?

Uno sbagliato. Perché fa subito il suo lavoro, inebria il giusto ed è un classico molto democratico. E poi quel nome ci rappresenta: si sentiamo sbagliati anche noi. Sbagliati nel non considerare scientificamente tutte le conseguenze delle nostre azioni, tutti gli aspetti correlati all’imbastire un progetto. Non siamo delle macchine da business: siamo improbabili, goffi e “sbagliati”. E ne siamo orgogliosi.

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