Giuseppe D’Alonzo: “Mi piace la musica che mi emoziona”

Giuseppe D’Alonzo pubblica il suo nuovo singolo “Mattinieri del tempo”. Un brano che mescola melodie rock a ritmi dance. Il brano è accompagnato da un videoclip dove vediamo ballare anche le bravissime Boogie Bombs. In occasione di questo brano ci abbiamo scambiato quattro chiacchiere.

Giuseppe D'Alonzo intervista

Giuseppe D’Alonzo intervista

Ciao Giuseppe, voglio subito scoprire qualcosa di più su di te. Come ti sei avvicinato alla musica?

Amo la musica da sempre, ho iniziato a suonare la chitarra all’età di nove anni e non mi sono più allontanato da lei.

Ho sempre amato scrivere musica, anche se i primi passi li ho mossi in una cover band durante il periodo degli studi. Poi ho fondato i Crabby’s con cui abbiamo pubblicato brani in lingua inglese, e pian piano mi sono avvicinato al cantautorato italiano.

Quali sono stati i tuoi mentori, ovvero quali sono stati gli artisti che ti hanno ispirato nel percorrere questa strada?

Non ho mai nascosto il mio amore per il Blues e Rock classico, che sono poi le mie origini musicali. Ascolto però un po’ di tutto, mi piace la musica che mi emoziona. Ho dei punti fermi che sono i grandi del blues Robert Johnson in primis, per passare al Rock classico di Eric Clapton, il folk di Bob Dylan, ma ascolto molto anche Elliott Smith, e tutto quello che c’è nel mezzo, la scena musicale grunge di Seattle, gli albori dell’Hard Rock di Jimi Hendrix, il rock progressive dei Pink Floyd e così via. Ma a volte ho bisogno di fare un po’ di ordine, e ascolto per una settimana di seguito solo Blues.

Sei in questo mondo da tanto tempo, prima con la tua band e poi come solista. Era più bello fare musica qualche anno fa o è più bello adesso?

Credo che la prospettiva cambi anche in genere all’età e al tempo che passa, da giovanotti si è più predisposti al sacrificio fisico e un po’ meno ai “compromessi”, in età adulta le cose generalmente si invertono, ecco perché spesso molti cantautori iniziano prima con una Band per poi intraprendere la strada solista. Una Band richiede davvero tanto impegno psicofisico ed organizzativo, ed è anche, se vogliamo, una macchina che per sostenersi ha bisogno di “palchi” di un certo tipo. Da solista è tutto un po’ più facile, si collabora e si possono prendere decisioni stilistiche altrimenti precluse. Sono belle entrambe le realtà, ripeto in tempi diversi della vita acquistano sfumature diverse.

Pro e contro dei cambiamenti?

La Band ha un ché di magico, non è facile esprimere quello che si sente nel far prendere vita ad un inedito in una band, suonarlo le prime volte, arrivare ad una versione per i live ed una per lo studio, c’è un affiatamento da squadra di rugby perennemente in terzo tempo. Da solista è tutto più introspettivo, le composizioni diventano più ricercate e si cerca di trasmettere emozioni proprie non più di una intera band, quindi ci si mette più a nudo. Belle entrambe le realtà, ripeto in epoche diverse della propria vita assumono sfumature diverse.

Arriviamo al tuo nuovo singolo “Mattinieri del tempo”, vuoi raccontarci qualcosa di più sulla sua creazione?

Il primo draft risale a dodici anni fa ed era ancora senza testo, c’era solo qualche idea in inglese, un’idea da sviluppare con la band.

L’ho ripreso circa un anno fa, dopo tanta acqua passata sotto i ponti ed è uscita la versione definitiva in italiano.

È un brano che ha richiesto tanto tempo o è nato in modo molto spontaneo?

Come dicevo sopra, a differenza della maggior parte delle mie canzoni, questa ha avuto un processo un po’ più complesso perché era nata per una band in lingua inglese e poi l’ho ripresa a distanza di anni per una versione da solista in italiano, in ogni caso la versione definitiva è venuta fuori spontaneamente una volta ripreso il primo draft.

Invece, come è iniziata la collaborazione con le Boogie Bombs?

Mi piace sempre sperimentare e provare nuove situazioni, in questo caso il brano è davvero molto ballabile e l’incontro con queste bravissime giovani ballerine è stato fulminante.

Ognuna balla un diverso stile derivante dall’Hip Hop, il risultato è un video molto “Urban” complice anche la location romana “Skate Park Cinetown”.

Infine, quali sono i tuoi prossimi progetti?

Sto pianificando un lungo viaggio in oriente per ritemprare la mia anima a volte soffocata e trascurata da uno stile di vita, mio malgrado, occidentale.

Di ritorno lavorerò ad una collaborazione che è già nell’aria, un raw draft che necessita di un periodo di distacco per poter prendere vita al meglio.

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