LSKA: “La scena underground e sperimentale sopravvive”

Venerdì 2 febbraio 2024 è uscito”Ephemeral”, il nuovo disco del progetto LSKA già anticipato dal singolo “Solid State Spirit”.

Un album che è nato in un periodo di grande cambiamento e che riflette la ricerca di uno spazio sicuro in cui potersi abbandonare. Tutti i brani sono stati composti in pochissimo tempo, ma sono frutto di riflessioni durate anni sulla ripetizione, l’astrazione e l’inserimento di elementi casuali nel processo di composizione.

Noi lo abbiamo intervistato, partendo dai suoi tre dischi fondamentali.

LSKA intervista

LSKA intervista

Quali sono tre dischi che a tuo parere sono stati fondamentali per la tua formazione musicale, e per quale motivo?

Vrioon di Ryuichi Sakamoto e Alva Noto, perché mi ha mostrato come si può fare grande musica con pochissimi elementi.

Standards dei Tortoise per la particolarità delle strutture ritmiche e del trattamento dei suoni.

Mezzanine dei Massive Attack perché secondo me è un disco spettacolare per composizione, arrangiamento e produzione.

Di cosa parla il tuo nuovo singolo “Solid State Spirit” e quale metafora porta avanti il titolo? E a che periodo risale questo pezzo?

La prima forma del pezzo è della fine del 2022. Poi a ottobre ’23 l’ho ripreso in mano aggiungendo alcuni elementi e arrivando alla stesura finale.
Dal momento che il brano ha dei suoni piuttosto freddi, e allo stesso tempo è ricco di elementi imprevedibili e aleatori, mi è venuta in mente l’immagine di un’ “Anima a transistor”, un elemento umano che emerga quasi per magia da un circuito elettronico, un po’ come ne L’uomo Bicentenario di Asimov.

Ti senti ancora come quando è nato questo brano?

Non penso. Sono successe molte cose nella mia vita in quest’ultimo anno e per certi aspetti mi sento più maturo.

E come pensi sia cambiata la scena musicale da quando hai iniziato?

Rispetto a quando ho iniziato (tanti anni fa, ormai..) apprezzo il fatto che si siano molto allentati i confini tra i generi. Soffro per la scomparsa di tanti locali e piccoli club che permettevano di suonare più spesso dal vivo a chi non fa esattamente musica da stadio… la scena underground e sperimentale sopravvive e in certi casi prospera, ma è molto difficile far quadrare i conti.

Ultima domanda: se fossi un drink (anche rigorosamente analcolico, ovviamente), quale saresti e per quale motivo?

Il chinotto. È quella bibita di cui a volte dimentichi persino l’esistenza, ma quando la riscopri non puoi farne a meno.

Leggi anche -> “Nudda “Fari rotti” è il nuovo singolo”

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