DONÏA NÖ: “la musica che scrivo può essere un’alternativa alla musica mainstream”

Disponibile su tutte le piattaforme da sabato 6 aprile 2024 il primo EP di Donïa Nö. “Finché sono viva” è una serie di danze macabre. Ci sono elettronica e chitarre distorte, cassa in quattro e ritmi tribali, sospiri e urla, il tutto volto come a compiere un esorcismo di sé. La paura della morte, le pressioni sociali e il femminismo sono alcune delle tematiche dei suoi brani, già anticipate nei primi due singoli usciti lo scorso anno. Al centro, il bisogno di esternare un disagio profondo e di liberarsi da un peso sul petto che non fa respirare, sintomo di un’ansia post-moderna su cui la musica di Donïa Nö vuol provare a farci ballare.

Donïa Nö

 

Cosa ha spinto Tania Giommoni a prendere il nome di Donïa Nö e qual è il suo significato?

Mi piace l’idea dell’avere un nome d’arte perché penso che esprima ancora di più il concetto e il mondo dietro a un progetto musicale e perché sono una persona riservata quindi meno cose si sanno effettivamente di me, meglio è.
Premesso questo: Donia era un nome che ho letto in un libro quando ero adolescente e che ho usato anni dopo come “soprannome” con amici (per cui ci sono affezionata), “Nö” ha proprio un significato perché è la traduzione di “donna” in ungherese e l’ho scelto appositamente per questo motivo.

Hai affermato che la tua musica vuole alleggerire il peso dell’ansia post-moderna. Quali sono a tuo avviso le più grandi ansie della nostra epoca?

Credo che l’ansia più grande sia quella di non essere performanti abbastanza. Di non essere i vincenti. Di non avercela fatta prima di morire. Siamo stati cresciuti in una società che ci ha fatto interiorizzare che se non siamo i migliori allora siamo i peggiori, siamo dei falliti. Tra bianco e nero ci sono delle sfumature ma noi non le vediamo. Quindi con questa pressione sul petto di dover essere i migliori, appena falliamo in qualcosa facciamo fatica ad accettarci. Questo è quello che ho osservato in me e in tante, tantissime persone soprattutto della mia generazione e quelle dopo di me.

Ci racconti come è nata la copertina di “Finché sono viva”?

“Finché sono viva” l’ho sempre immaginato, fin dall’inizio e ancora prima che nascessero tutti i brani, come una serie di danze macabre. La prima cosa che mi veniva in mente pensando a delle danze macabre per l’appunto, erano degli scheletri danzanti. Al centro di questo EP c’è sicuramente il concetto della morte, che credo sia la mia paura più grande, se non una vera e propria fobia, perciò ho deciso di metterla anche al al centro della cover, circondata da quegli scheletri.
Ballare con le proprie paure, per esorcizzarle.

Quali sono tre dischi che sono stati fondamentali per la tua formazione musicale e perché?

Quando facevo le scuole medie ci si regalavano compilation di vario tipo su CD masterizzati. Il primo disco che mi ha fatto scattare qualcosa dentro è stato per l’appunto una compilation di brani dei System of a Down, di cui mi sono innamorata subito, vuoi per le armonizzazioni pazzesche delle voci di Tankian e Malakian o vuoi per la loro follia, me lo sono consumato. Quindi non un vero album ma decisivo per la propensione alle atmosfere dark su cui sono rimasta.
Un album che cito sempre è “The fragile” dei Nine Inch Nails, scoperto tardi ma che mi ha totalmente rapito e che periodicamente riascolto. Mi piace l’equilibrio tra la rabbia, la malinconia, l’inquietudine e tutto quello che i NIN riescono a trasmettermi con quei brani, oltre ai suoni pazzeschi.
L’ultimo è probabilmente “Brand new Eyes” dei Paramore (band che nomino sempre come fondamentale per la mia formazione) che ho ascoltato quando ero decisamente più piccola e di cui ho guardato ogni video musicale su YouTube. Per me vedere una cantante che facesse rock con quell’attitudine e quella potenza era qualcosa di indescrivibile e mi faceva sognare di poter fare quel lavoro.

Ultima domanda: se fossi un drink, quale saresti e perché?

Premettendo che non sono una grande intenditrice di drink (mi bevo sempre i soliti) dirò un Hugo: perché è l’alternativa allo Spritz, un po’ come la musica che scrivo può essere un’alternativa alla musica mainstream.

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